Imperfetti di tutto il mondo unitevi
Nei prossimi giorni qui in Cittadella di Assisi (www.cittadella.org) ci sarà un'iniziativa della scuola di Arteterapia dal titolo “Vivere l'imperfezione. Artiterapie e 'alcune tenere imprecisioni'”. La citazione ultima è di Borges. Alla faccia dei palestrati di cartone e dei brutti rifatti che ci rimandano a un'idolatria del corpo e dell'apparire, a dispetto della cultura prestazionista in cui se non ricevi applausi e consensi sei demolito nelle viscere e persino di una teologia dei meriti per la quale devi rincorrere la presunta perfezione dei santi per entrare in paradiso, vogliamo guardare in faccia l'imperfezione, l'irregolarità, la periferia. Ovvero: vogliamo guardarci in faccia e, possibilmente, anche dentro. La sfida consiste nell'accogliere l'imperfezione come dato di realtà che ci svela il fascino della nostra umanità. Il punto di partenza della solidarietà tra gente che assume il limite come comune denominatore e non l'impresa eroica che presume di farci volare al di sopra della media. Ma – vi prego di credermi - è tutt'altro che il patto del club degli “sfigati cronici e rassegnati”. Piuttosto è l'assunzione dell'imperfezione come tenerezza del mondo che altrimenti rischierebbe la disumanità o lo snaturamento mostruoso. E senza presunzione posso arrivare ad affermare che non è il circuito chiuso e perfetto elettronicamente testato che salverà il mondo ma l'imperfezione. Un abbraccio dunque a tutti gli imperfetti. Come me.