I ragazzi del liceo di Ruvo
“Il ricordo è un fatto personale – dice Giorgio del Liceo scientifico di Ruvo di Puglia – la memoria invece è un fatto collettivo”. Gli fa eco Simona: “La memoria è indispensabile per vincere la globalizzazione dell'indifferenza”. Ma chi l'ha detto che i giovani d'oggi sono terra arsa? Chi ha stabilito che non sono capaci di pensieri alti (o profondi) e che non siano nemmeno predisposti alla riflessione? Frequentando qualche scuola d'Italia mi rendo conto che piuttosto hanno una diversa attenzione, ma sono tutt'altro che banali, superficiali, distratti. Apparentemente si perdono nei quattro pollici dello schermo dello smartphone e invece hanno sviluppato una capacità multitasking che le generazioni precedenti ignoravano. Fanno fatica ad articolare discorsi secondo le strutture mentali e linguistiche di un sessantenne ma racchiudono tutto nell'eloquenza di un gesto, o di uno sguardo, a volte di una parola sola. Ieri a Ruvo di Puglia è andata così. Con le ciglia inumidite dalla sofferenza degli altri. Quelli che hanno subito torture e umiliazioni, atrocemente uccisi perché ebrei, rom, disabili, non-ariani, dissidenti e minoranze. Circa 16 milioni di persone in carne e ossa, in progetti di vita e affetti, in sorrisi interrotti. E ci riguarda tutti perché è memoria.