Le voragini carsiche del silenzio
Man mano che passa il tempo, siamo moralmente obbligati a chiederci quali siano state le ragioni che hanno portato al silenzio se non al negazionismo esplicito circa il massacro delle foibe. E non basta la semplice lettura ideologica. Lo scrupoloso silenzio non è stato osservato solo dalla sinistra estrema che assecondava e sosteneva le scelte politiche della Jugoslavia di Tito, ma anche da chi, ad esempio, ha governato il Friuli Venezia Giulia dall'immediato dopoguerra fino agli inizi degli anni novanta e oltre. Mi vado convincendo che le ragioni fossero ancora una volta di tipo economico, strategico, politico. Ovvero che non si doveva disturbare il nostro vicino ingombrante, né tantomeno rischiare di irritarlo, per non compromettere le nostre relazioni commerciali o interferire sullo scacchiere internazionale che nel frattempo si era andato componendo. Non è affatto un caso che la verità è risalita dalle voragini carsiche in cui era stata inghiottita col suo doloroso carico di vittime, solo dopo la decomposizione e la frammentazione della Jugoslavia. Ancora oggi l'inerzia sul caso Regeni e i silenzi sulle violazioni dei diritti umani, hanno la stessa radice. E allora mi chiedo quanta ipocrisia c'è in certe celebrazioni da parte di chi, prima ha taciuto colpevolmente, e oggi lacrima falsamente senza un minimo di mea culpa? E allora il modo migliore per onorare la memoria delle vittime di ieri è ancora una volta l'impegno per evitarne altre e non smettere di pretendere di conoscere la verità sempre.