L'Amazzonia casa nostra
“E ora torniamo alle cose di casa nostra” - dice il solerte giornalista radiofonico dopo aver parlato dell'Esortazione post-sinodale “Querida Amazzonia”. Probabilmente lo dice senza rendersi conto che le questioni amazzoniche sono di casa nostra molto più di tante altre. Ci riguardano da vicino come l'aria che respiriamo e l'acqua che beviamo e il sole che ci riscalda o ci surriscalda. L'Amazzonia è “casa nostra” perché l'aria non ha mai consentito i confini che la terra ha dovuto accettare come ferite e cicatrici di guerre. Ed è un peccato che, nei commenti dei quotidiani del giorno dopo, la riflessione sull'ambiente e sulle persone che abitano quel continente, sui drammi che si consumano sulla pelle di popolazioni che vivono all'ombra della foresta da mille e mille anni, sulla natura sventrata dagli interessi delle multinazionali del legno e delle miniere, sia stata banalizzata con la questione sulla legge del celibato dei preti. Un vero peccato lo sguardo strabico che punta a giudicare l'intero pontificato di Francesco da quella che viene presentata come una sconfitta “della sua linea”. Come se essere riusciti a portare la discussione sull'Amazzonia a Roma, nel cuore dell'occidente e del nord, e aver pubblicato un documento vaticano col titolo in spagnolo, non fossero piuttosto i simboli di una svolta epocale tanto per il mondo intero che per la chiesa universale ultramillenaria. Pertanto la miopia non è solo geografica (spaziale) ma anche storica (temporale). Urge intervento di chirurgia refrattiva o almeno cambiare gli occhiali.