Un Paese di allenatori
Il Paese da 60 milioni di direttori tecnici della nazionale di calcio, non esita in questo periodo a trasformarsi in una foresta di virologi, infettivologi, specialisti dell'emergenza e della protezione. Nello sbandamento collettivo causato dalla paura di contaminarsi, ciascuno ha una ricetta, un orientamento di pensiero, una condotta da suggerire. E, manco a dirlo, questa non coincide con la norma indicata dal governo, dalla protezione civile, dal consulto con gli esperti. E se pure è vero che non tutti gli esperti del settore la pensano sempre allo stesso modo, è pur vero che a qualcuno spetterà di operare la sintesi più sapiente. Ma è proprio qui che viene allo scoperto il problema vero: è venuto meno il vincolo di fiducia che rende una massa di persone, comunità. Non so se è questione da antropologi e sociologi ma, nel mio piccolo, mi pare di poter registrare questo deficit di fiducia che rende più vulnerabili le nostre comunità di appartenenza e la nostra stessa vita. Da qui un duplice invito: da una parte a seguire le indicazioni più elementari aderendo alle decisioni assunte a livello nazionale e dall'altra a considerare i lati positivi della situazione che pure ci sono. Pensateci bene: ci sono.