La preghiera
Come vento e rugiada, tempesta e quiete, lacrime. Di gioia ma anche di dolore. Silenzio che non trova le parole e ascolto di una Parola altra. Tutto questo e tanto altro ancora è la preghiera che frantuma il recinto dei cuori per aprirli come rami al cielo. Preghiera che è antitesi di certezza, di potenza e tantomeno di evidenza sicura e matematica di successo. Preghiera che è tutt'altro che condomina di magia, scongiuro e scaramanzia ed è piuttosto il grido della fragilità che ci abita tutti quanti e per questo non tradisce la solidarietà ma la rinvigorisce. Preghiera che è la pasta madre della terra, del mondo e della vita; il lievito della fiducia; la linfa vitale che alimenta la speranza dei fiori e dei frutti; il segreto alito di esistenza di ogni persona. Perché anche l'ateo prega quando, ad esempio, dice: “Speriamo che...” e anche se non volge lo sguardo al cielo, conta su qualcosa di cui non ha comando. Io invece mi fido dell'utero di Dio, mi lascio guardare, ascolto il suo silenzio. Silenzi e sguardi di innamorati. La preghiera è l'ascolto di quel respiro. E prego senza rete, come Gesù nel Getsemani o nell'abbandono sulla croce, con una confidenza infinita in un Dio che non tradisce perché ha sguardo lungo e profondo e non può smettere di amare. E allora ha senso la preghiera anche nel tempo della sconfitta perché è filo invisibile che passa nel cuore degli esseri viventi e unisce tutti a Dio.