Il panaro
Di per sé dovrei scrivere "il panaro della solidarietà" perché di questo si tratta. Avrete saputo che in pieno centro storico a Napoli è comparso un panierino calato da un balcone con la scritta: "Chi può metta e chi non può prenda". È la ripresa riveduta e corretta di ciò che avveniva nella sala d'aspetto dell'ambulatorio di San Giuseppe Moscati, medico napoletano che fece della sua professione una vera e propria missione. Quel panaro peraltro è anche l'eco di quella nobilissima tradizione popolare del "caffè sospeso" che ha addirittura generato un modello economico detto appunto della "economia sospesa". Adesso pare che l'esempio napoletano del panaro si stia ripetendo in altri luoghi d'Italia e peraltro anch'io lo scrivo nella speranza che altri, mille e mille altri, con le stesse modalità o in maniera differente, trovino la fantasia giusta per nutrire la solidarietà. Ci sono, infatti, due modi per affrontare la crisi pandemica in corso: una è quella riassunta nel "si salvi chi può" che ci vede chiusi ermeticamente nei nostri interessi e l'altra in cui siamo consapevoli di essere "insieme sulla stessa barca". Strano a dirsi ma è proprio in questo tempo della "distanza sociale obbligatoria" che dovremmo sperimentare di più il calore degli abbracci.