Regolarizzare conviene
"Regolarizzare gli immigrati che lavorano nel nostro Paese sarebbe veramente il raggiungimento di una duplice finalità. Da un lato si darebbe corpo al senso di umanità che deve sostenere qualunque iniziativa politica e sociale e dall’altro impedirebbe alle mafie di continuare a gestire le difficoltà e le sofferenze di queste persone con la mannaia dell'intimidazione e del condizionamento. E consentirebbe finalmente un lavoro regolare a tutti". È molto chiara la posizione del procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero de Raho, di chi è chiamato in questi giorni a presidiare il fronte dei possibili affari delle mafie sull'epidemia. «In una situazione come l'attuale - spiega - in cui nei campi non c'è chi vi lavora, avere l'opportunità di utilizzare una forza lavoro regolare sarebbe un duro colpo al mercato del lavoro sostenuto e controllato dalle mafie». Ma c'è un motivo anche più profondo. «Le persone che lavorano, anche se appartengono a un'etnia o a una comunità diversa dalla nostra, sono uguali a tutte le altre. Fortunatamente la nostra Costituzione prevede l'uguaglianza di tutti di fronte alla legge. Per questo, lo ripeto, è necessaria la loro regolarizzazione». Anche perché, avverte, «consenso sociale e reclutamento sono i due aspetti che le mafie riescono a cogliere in una situazione di difficoltà economica e sociale come quella attuale». Con i clan che «offrono solidarietà», «fanno proseliti soprattutto tra i giovani », e con le proprie imprese «sono pronte a intercettare i finanziamenti pubblici». (Fonte: Antonio Maria Mira, Avvenire, p. 6 del 21.04.2020)