Pandemia amazzonica
Si estende in ben 9 nazioni differenti attorno al Rio delle Amazzoni e ai suoi affluenti. Comprende una popolazione di circa 33 milioni di abitanti dei quali almeno tre milioni sono popoli indigeni originari. Sono circa 400 popoli diversi e, di questi, più di 120 hanno scelto una forma di isolamento volontario senza contatti esterni. Il riscontro della pandemia in atto è drammatico in relazione alle possibilità di intervento e cura. Si contano circa 70.000 contagi e più di 4.000 morti. Ma nessuno riesce a dire quanto questi numeri siano fedeli alla realtà. Un po' perché il governo brasiliano e quello venezuelano tendono a ridimensionare il fenomeno e un po' perché non è facile raccogliere i dati. In troppi casi l'unico intervento statale è stato quello di militarizzare le vie di accesso alle comunità indigene impedendo anche al personale medico delle organizzazioni di cooperazione di raggiungere i villaggi. Questo succede in Brasile, ma anche in Colombia e in Perù. Addirittura si approfitta di questo momento di emergenza per assegnare enormi aree senza titolo di proprietà a latifondisti o a prestanomi di multinazionali. Le istituzioni colombiane hanno l'obbligo di consultare le popolazioni per consentire concessioni per attività estrattive e lo fa via internet dove il 90% degli abitanti di quelle aree non ha accesso alla rete. Il governo Venezuelano si volta dall'altra parte rispetto all'attività mineraria illegale. Scrivo questo perché la REPAM - rete ecclesiale panamazzonica, con un comunicato emesso ieri, ha chiesto la solidarietà di una voce su queste situazioni. Perché si sappia.