Case e palazzi. E uomini
Tra le Favole al telefono di Gianni Rodari ce n'è una che si intitola: Case e palazzi. È una favola triste che racconta della visita a un signore anziano ricoverato in una casa di riposo. È un vecchio muratore che al visitatore comincia a sgranare come un rosario tutti i luoghi del mondo in cui da migrante ha lavorato con cemento e mattoni: Nuova York, Buenos Aires, San Paulo e Montevideo. E poi Parigi e Berlino. Quelle impalcature diventano improvvisamente il punto di osservazione per osservare il mondo e la propria vita. Poi, amaramente, conclude: "- Eh, a far case per gli altri sono rimasto senza casa io. Sto al ricovero, vedi? Così va il mondo. Sì, - conclude Rodari – così va il mondo, ma non è giusto". L'ho pensato questa mattina leggendo un servizio sulla "sanatoria" in atto per trovare braccia all'agricoltura e al lavoro domestico. C'era la testimonianza di un signore immigrato che lavora come muratore ed è rimasto escluso dalla misura adottata dal governo. Chiede semplicemente d'essere regolarizzato per poter andare a visitare la sua famiglia che non vede da cinque lunghi anni. Così va il mondo, ma non è giusto.