La preghiera di Davide
Ieri Papa Francesco ha raccontato la vicenda biblica di Davide con un riferimento insistente alla preghiera secondo il modello che ritroviamo nella vita del re di Israele. Molto significativamente il Papa ha accostato la preghiera alla poesia. E alla vita: "(...) la vita non è qualcosa che ci scivola addosso – ha detto –, ma un mistero stupefacente, che in noi provoca la poesia, la musica, la gratitudine, la lode, oppure il lamento, la supplica. Quando a una persona manca quella dimensione poetica, diciamo, quando manca la poesia, la sua anima zoppica". Chiunque abbia ascoltato la catechesi del mercoledì, si è sentito compreso e, in qualche modo, recuperato: "Guardiamo Davide, pensiamo a Davide. Santo e peccatore, perseguitato e persecutore, vittima e carnefice, che è una contraddizione. Davide è stato tutto questo, insieme. E anche noi registriamo nella nostra vita tratti spesso opposti; nella trama del vivere, tutti gli uomini peccano spesso di incoerenza. C'è un solo filo rosso, nella vita di Davide, che dà unità a tutto ciò che accade: la sua preghiera. Quella è la voce che non si spegne mai. Davide santo, prega; Davide peccatore, prega; Davide perseguitato, prega; Davide persecutore, prega; Davide vittima, prega. Anche Davide carnefice, prega. Questo è il filo rosso della sua vita. Un uomo di preghiera. Quella è la voce che non si spegne mai: che assuma i toni del giubilo, o quelli del lamento, è sempre la stessa preghiera, solo la melodia cambia. E così facendo Davide ci insegna a far entrare tutto nel dialogo con Dio: la gioia come la colpa, l'amore come la sofferenza, l'amicizia quanto una malattia. Tutto può diventare parola rivolta al "Tu" che sempre ci ascolta".