Col fiato sospeso
Tutti col fiato sospeso ma con l'orecchio teso in Vaticano per essere rassicurati sulle sorti delle popolazioni palestinesi della Cisgiordania. Ovvero per le sorti della pace. Perché se davvero Israele mette in pratica il piano di annessione di alcune aree dei territori occupati in Cisgiordania, non ne esce ammaccato solo il diritto internazionale ma il futuro di quelle popolazioni. E così avviene che, mentre l'Europa si affaccia alla consueta finestra per guardare e dichiarare, le Nazioni Unite condannano ma non hanno strumenti d'intervento e gli Usa spalleggiano la follia del governo israeliano, la Santa Sede sembra essere l'unico organismo che si è mosso per contribuire alla pace. Un comunicato d'Oltretevere ci fa sapere che "il Card. Pietro Parolin, Segretario di Stato, ha incontrato gli Ambasciatori degli Stati Uniti d'America e dello Stato di Israele per esprimere la preoccupazione della Santa Sede circa possibili azioni unilaterali che potrebbero mettere ulteriormente a rischio la ricerca della pace fra Israeliani e Palestinesi e la delicata situazione in Medio Oriente". Quel che più conta è che il Vaticano non esprime una valutazione politicamente corretta ma si schiera decisamente dalla parte del rispetto del diritto internazionale e invita a osservarlo. I due popoli "hanno il diritto di esistere e di vivere in pace e sicurezza, dentro confini riconosciuti internazionalmente". Poi il comunicato riprende l'invocazione per la pace del 2014 nei giardini vaticani invitando a trovare "il coraggio per dire sì all'incontro e no allo scontro; sì al dialogo e no alla violenza; sì al negoziato e no alle ostilità; sì al rispetto dei patti e no alle provocazioni; sì alla sincerità e non alla doppiezza".