I nuovi strozzini Covid

14 luglio 2020 - Tonio Dell'Olio

Se ne parla. A denti stretti e sottovoce. A volte con le lacrime agli occhi. E che la delinquenza organizzata della peggior specie avrebbe tratto vantaggio e profitto dalla crisi economica in corso, era fuori dubbio. Ma che potesse inventare modalità e strumenti e mezzi così subdolamente violenti, non potevamo prevederlo. Avviene così che i piccoli imprenditori e i commercianti che sono in gravissime difficoltà e che non trovano né ascolto né aiuto dalle banche e dallo Stato, sono costretti a rivolgersi ai "benefattori dell'usura" che fino a poco tempo fa costringevano a pagare in mille maniere. Oggi, tra le forme di costrizione si arriva a prendere in ostaggio i figli. La restituzione delle somme prevede che un figlio o una figlia della vittima vada a lavorare gratuitamente presso un'impresa amica, un negozio controllato dal clan, nella propria casa. Se ne può fare quel che si vuole fino all'estinzione del debito a scalare sul presunto salario che – naturalmente – è stabilito dal boss. Una forma di schiavitù di cui non si hanno ancora notizie certe, denunce o riferimenti. Si tratta di confidenze. Ed è un allarme del peggior tipo perché ci sono quindicenni che hanno rinunciato alla scuola perché il papà non può pagare e altri che hanno dovuto licenziarsi dal posto di lavoro che occupavano per poter accettare le nuove regole degli strozzini. Per una questione di dignità, prima ancora che di giustizia, si indaghi.

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