Davanti a Sami Modiano
Sami Modiano è testimone autentico. Ad ascoltarlo ci si proietta direttamente in una narrazione asciutta e dolorosa che non concede un solo frammento alla retorica e all'enfasi. Un bambino che si accorge d'essere ebreo all'indomani dell'entrata in vigore delle vigliacche leggi razziali. Un bambino che entra del tutto incolpevolmente in una storia atroce. Come tutti gli altri. Raramente sono stato così in difficoltà a parlare a una persona come nel momento in cui ho incontrato Modiano. Mi mancavano le parole. Di fronte a una tragedia di quella portata penso che manchino a chiunque. Sono mancate persino ai 600 giovani dai 15 ai 19 anni che, tre anni fa, lo hanno ascoltato per più di un'ora nell'auditorium della Cittadella di Assisi senza che si sentisse un respiro di troppo. In quell'ora, quei ragazzi – vi giuro! - avevano dimenticato persino di avere uno smartphone! Con l'anima sospesa e il ciglio umido. Gli ho solo stretto la mano che era un modo di riconoscere un'umanità salvata, la sua, e l'altra sconfitta, quella del mito della razza. Poi il suo sguardo, asciutto e senza nessuna retorica, mi si è stampato dentro.