Rumori di guerra nel mare nostrum
Baldanzoso e felice come un bambino che ha ricevuto i balocchi natalizi, ieri il primo ministro greco, Kyriakos Mitsotakis, si è presentato a una conferenza stampa per annunciare che ha dato inizio a un aggiornamento del programma di riarmo del suo Paese. E così, uno dopo l'altro, ha snocciolato la lista dei "regali" per la Grecia: 18 nuovi aerei da combattimento Rafale di fabbricazione francese, quattro elicotteri per la marina e quattro nuove fregate, altre quattro saranno ristrutturate, armi anticarro per l'esercito, nuovi siluri e nuovi missili guidati, 15.000 militari in più arruolati nell'arco dei prossimi cinque anni. Il governo francese ha espresso soddisfazione e anche l'Europa intera sembra offrire il proprio consenso. Il 10 agosto scorso la Turchia aveva inviato una nave da esplorazione, accompagnata da navi da guerra, in acque rivendicate dalla Grecia. Quest'ultima ha reagito avviando manovre navali per difendere il proprio spazio marittimo. Insomma ci sono rumori di guerra nel Mare Nostrum e tutti sembrano affollare gli spalti piuttosto che mettere in campo diplomazia, buon senso e strumenti di pace. Ma la guerra è un arnese vecchio e consunto perché si possa continuare a pensare di utilizzarlo ancora per levigare gli spigoli. Lo dicano le cittadine e i cittadini turchi, greci ed europei per far capire che non ci stanno ad essere ridotti al ruolo di pedine di un folle gioco dei propri governanti e che sono stanchi di contare le vittime del fronte della stupidità.