Lo sguardo di Enrique
Ci sono sguardi che sanno vedere oltre ciò che gli altri vedono. È il segreto dei poeti e degli artisti. È tipico dei geni. Ne era capace Pier Paolo Pasolini quando coglieva l'anima delle borgate romane, il calore di un colore, una luce da liberare in una pellicola. Ne fu capace quando, a dispetto di ogni iconografia classica o rivoluzionaria, scelse il volto di Enrique Irazoqui per il Gesù del suo "Il Vangelo secondo Matteo" girato tra i sassi di Matera dei primi anni 60. Irazoqui è morto ieri all'età di 76 anni. Semplicità e innocenza, intensità di uno sguardo che sa posarsi sulle cose e sugli sguardi altrui come una carezza. Occhi che sanno dire la forza senza violenza e che sono capaci di dire pace bandendo la rassegnazione e l'inerzia. D'altra parte la scelta di Pasolini cadde su questo giovane della buona borghesia basca che si trovava in Italia per raccogliere fondi destinati alla resistenza antifranchista, per caso. Aveva supervisionato un numero impressionante di provini e scelse quel giovane proprio per il suo vissuto, per le sue scelte, per la sua visione della vita che affiorava dai pori della pelle. Enrique Irazoqui era stato scelto due anni fa anche da Vinicio Capossela per girare a Riace il video di una sua canzone, "Il povero Cristo". Un Gesù invecchiato nel corpo ma dallo sguardo intatto. Ora che se n'è andato, abbiamo la certezza di quanto resti impresso nella pellicola e nella mente di coloro che sanno vedere.