Il principe Torlonia
"In capo a tutti c'è Dio, padrone del cielo. Questo ognuno lo sa. Poi viene il principe Torlonia, padrone della terra. Poi vengono le guardie del principe. Poi vengono i cani delle guardie del principe. Poi, nulla. Poi, ancora nulla. Poi, ancora nulla. Poi vengono i cafoni. E si può dire ch'è finito". È una citazione da Fontamara di Ignazio Silone. In quattro righe riferisce una verità che non è la semplice rappresentazione di uno spaccato di società contadina, chiusa e isolata, dell'Abruzzo del ventennio fascista. È piuttosto uno spaccato di coscienza, di mentalità, di convinzione scolpita nella testa e che è dura a morire. Quell'immagine del potere ci abita nonostante l'occidente e le sue democrazie, nonostante la dichiarazione universale dei diritti umani, nonostante il Vangelo della fraternità. Demolire quell'incrostazione calcarea della coscienza rappresenta una missione che dovremmo iscriverci come una missione. È imprescindibile se vogliamo fare qualunque passo in avanti verso una civiltà che non si glori solo di conquiste scientifiche e tecnologiche ma soprattutto di aver contribuito a partorire uomini e donne liberi e consapevoli.