Nel giardino di Pepe Mujica
Il 20 ottobre, Josè Mujica, l'ex presidente dell'Uruguay, ha presentato le sue dimissioni da senatore. In quell'occasione ha pronunciato un discorso che vale come un corso di preparazione politica. E umana. Quel discorso dice della levatura superiore di un uomo che ha preso molto sul serio la causa dei poveri, ha compreso la missione della politica e il senso dell'esistenza umana. Un uomo che ha saputo mettersi al servizio del bene comune e che ha deciso di togliere l'ingombro della sua presenza quando si è accorto di non poter più svolgere bene quello stesso servizio. Una cosa molto rara nel bosco e nel fitto sottobosco delle istituzioni. Riporto di seguito la traduzione della prima parte: "Voglio ringraziare innanzitutto i miei colleghi. Me ne vado perché la pandemia mi sta gettando nel cestino dei rifiuti. Essere senatore significa parlare con le persone e parlare dappertutto. La partita non si gioca negli uffici e io sono minacciato da tutte le parti: dalla vecchiaia e da una malattia immunologica cronica - se domani appare un vaccino non posso vaccinarmi - . Siete stati pieni di complimenti verso di me, troppo lusinghieri. Ho il mio buon numero di difetti, sono passionale, ma da decenni nel mio giardino non si coltiva l'odio perché ho imparato una dura lezione che la vita mi ha insegnato... quell'odio finisce per farti diventare stupido (estupidizando) perché ti fa perdere l'obiettività di fronte alle cose. L'odio è cieco come l'amore, però l'amore è creatore, l'odio distrugge. E una cosa è la passione e ben altra cosa è coltivare l'odio".