Morire in silenzio
Avevano 6 e 9 anni i due fratellini, Armin e Anita, morti martedì nel naufragio di una piccola imbarcazione di immigrati nel Canale della Manica. La tragedia, avvenuta al largo del porto di Dunkirk, nella Francia del nord, è costata la vita anche ai loro genitori, Rasoul Iran-Nejad e Shiva Mohammad Panahi, curdi iraniani. Ancora disperso è il più piccolo della famiglia, Artin, di appena 15 mesi. Non è la prima volta che sulla rotta dell'immigrazione illegale Calais-Dover, ultima tappa di rifugiati in viaggio dall'Asia e dall'Africa verso il Regno Unito, si consuma lo strazio del recupero di corpi senza vita. In tre mesi è successo tre volte. Mai prima, tuttavia, l'azzardata traversata del Canale, gestita da trafficanti di esseri umani senza scrupoli, aveva ucciso una famiglia intera. Il gommone è partito in prima mattinata da Calais con a bordo una ventina di immigrati, quasi tutti curdi iraniani, determinati ad affrontare vento e mare grosso pur di approdare sulle coste britanniche del Kent. Dopo appena due ore di navigazione verso nord, la barca ha cominciato ad affondare. (…) Il loro viaggio, raccontano alla BBC gli amici sopravvissuti, era cominciato il 7 agosto. Passando attraverso la Turchia e l'Italia, avevano raggiunto la Francia da cui, queste erano le loro intenzioni, sarebbero salpati per il Regno Unito dove avrebbero cominciato una nuova vita. Il prezzo sborsato ai criminali per il trasferimento in barca da Calais a Dover è stato di 24mila euro. (Fonte: Angela Napoletano, Avvenire 29 ottobre 2020)