Il movente passionale
26 novembre 2020 - Tonio Dell'Olio
Di fronte all'ennesimo assassinio di una donna di cui si è avuto conto anche nella Giornata contro la violenza sulle donne, a far inorridire è anche il linguaggio. Il rapporto dei Carabinieri, ripreso fedelmente dal giornalista, dice che "il movente del delitto è di natura passionale". Quante volte abbiamo sentito parlare di "amore malato" e fino a non molti anni fa (1981) il Codice penale contemplava il cosiddetto "delitto d'onore". Ma cosa vi può essere di passionale in un assassinio? Come può la passione scatenare la violenza? La passione è sentimento d'amore e quindi è per la vita e ogni amore se è veramente tale, vuole esclusivamente la felicità dell'altra persona. Insomma la passione è creativa e mai mortifera! Arriva piuttosto a sacrificare la propria vita per l'altra e mai a sopprimere quella altrui. Vi sono parole e definizioni bugiarde e violente. Quel che manca veramente è un'educazione dei sentimenti. Quella di amare è un'arte (E. Fromm) e invece troppo spesso si scambia l'amore con l'esercizio di un improprio diritto di proprietà, con l'imposizione di visioni, comportamenti e scelte che offendono la libertà e la dignità dell'altra persona. Per questo non sono solo i rispettivi assassini a dover chiedere perdono ad Abioui e a Loredana, le ultime donne assassinate in Italia di cui si è saputo ieri, ma tutti noi che tacitamente tolleriamo, giustifichiamo, comprendiamo la violenza sotto le mentite spoglie della passione.