La vera identità cristiana
Si è fatto tanto parlare dell’eventualità di un esplicito riferimento alle “radici cristiane” nella Costituzione europea e – con minore risonanza – nello Statuto di alcune Regioni italiane. Non mi soffermo su queste, anche se è singolare che si protesti se il riferimento manca nello Statuto di Regione a maggioranza di centrosinistra e non protestino invece se le Regioni sono a maggioranza di centrodestra. Ma sull’Europa il Papa non ha mancato occasione per ripeterne la richiesta, e a ragione, dal momento che le stesse ideologie che hanno caratterizzato il costituirsi dell’Europa – e di qui si sono diffuse nel mondo – sono derivate dalle sollecitazioni offerte dal messaggio cristiano. Mi sembra però che sarebbe pretestuoso – e rasenterebbe l’ipocrisia – chiedere che ci si appelli espressamente al cristianesimo e non volerne trarre le conseguenze. Un’Europa che si chiude all’accoglienza di esseri umani in cerca di sopravvivenza e di lavoro non è cristiana; così come non lo è un’Europa che accetta la violenza come sistema di governo o che non assume il compito di pacificatrice nel mondo se non attraverso la forza delle armi.
È risaputo che l’Occidente viene considerato “cristiano” dal mondo arabo e da quello orientale; lo è considerata in modo particolare l’Europa, e la proclamazione della Costituzione ne sarebbe stata quasi una consacrazione pubblica. “Noblesse oblige”, si diceva una volta. L’Europa cioè si conferma veramente cristiana, prima ancora che per le righe della Costituzione, per il comportamento dei suoi cittadini. Solidarietà e nonviolenza dovrebbero costituire l’impegno coerente di chi vorrebbe che l’Europa venga riconosciuta un continente cristiano.