I rapimenti di bambini

“C’era una bambina bionda.. era triste. Stava in braccio a una zingara. Ho avvertito subito la polizia”... Lo stereotipo della “zingara rapitrice” viene da lontano: elemento portante dell’antiziganismo, che si diffuse in Europa subito dopo l’arrivo di queste popolazioni, intorno al XV secolo, è profondamente radicato nell’inconscio collettivo – un po’ come quello dell’“uomo nero”. Ma non ha alcun riscontro con la realtà. A fronte di numerosissimi casi di accuse che sono costate care alle vittime rom, non c’è un solo caso accertato in sede di tribunale. Tutti i processi si sono conclusi con l’assoluzione, tranne un caso di “confessione” decisa per ottenere il patteggiamento, in un clima di ostilità violentissima, e che il tempo ha rivelato inventata (Ponticelli, 2008). È vero invece il contrario. Come tutte le minoranze etniche, i rom subiscono spesso i “rapimenti” dei loro bambini: nella valutazione delle loro condizioni di vita, la discriminante sulla quale si gioca la sottrazione di un minore alla famiglia è molto sottile. Spesso è la povertà diffusa che viene ritenuta inaccettabile, ma non viene in mente che si dovrebbe allora supportare la famiglia.

(Si veda La zingara rapitrice. Racconti, denunce, sentenze (1986-2007), di Sabrina Tosi Cambini, CISU, 2008, ricerca commissionata dalla Caritas Migrantes)