CHIAVE D’ACCESSO

Gasparri e i nuovi telefonini

Alessandro Marescotti

Il mercato dei telefonini è in crisi perché ormai quasi tutti hanno un telefonino. Pertanto la “sopravvivenza” del settore è affidata alle novità, ad esempio ai GPRS. Avete visto i nuovi telefonini GPRS? Se dotati di un apposito sensore, possono scattare foto e le inviano all’istante. Sono in grado di scaricare dall’etere i videogame per i ragazzi. Velocizzano la navigazione wap e promettono di farci viaggiare su Internet con velocità tre o quattro volte superiore rispetto a quella consentita dagli attuali telefonini GSM (“legata” ai 14.400 bit al secondo).
Sono l’ideale per rimanere sempre collegati alla posta elettronica in quanto non si paga il tempo di connessione ma la quantità di dati inviata o ricevuta: se si riceve anche un solo messaggio in 24 ore, si paga solo la quantità di caratteri ricevuti, non le 24 ore di connessione. Con i telefonini GSM si paga invece il tempo di connessione alla posta elettronica e più ci si collega più si paga (anche per constatare che nessun messaggio è arrivato). A differenza dei futuri telefonini UMTS, i telefonini GPRS sfruttano le stesse antenne dei telefoni GSM e quindi - dicono gli esperti - non necessitano dell’installazione di nuovi tipi di antenne. Questa facciata creativa e innovativa, compatibile con le antenne esistenti, può motivare un’adesione “progressista” e anche “noglobal” ai nuovi telefonini GPRS. Se ci picchia la polizia mando subito una foto dalla strada, può pensare il militante noglobal.
Ma dietro questa facciata cyberpunk, c’è anche dell’altro. Non mi riferisco solo ai servizi demenziali che si stanno lanciando alla grande, i quali trasformeranno il telefonino in un terminale di videogame collettivi da strada o in un servizio on line per il tifoso che non vuole disintossicarsi. Mi riferisco anche alle nuove antenne che spuntano come funghi di questi tempi e che sono funzionali a questi nuovi servizi telefonici. Si può infatti notare che, anche lì dove i telefonini GSM prendono al massimo delle loro capacità di ricezione, nascono antenne che servono a “pompare” più potenza nella rete per questi servizi di nuova generazione. A questi nuovi servizi si aggiungeranno i servizi ancora più avanzati e multimediali dell’Umts. E così all’attuale strato di elettrosmog da GSM si sta sommando lo strato di elettrosmog al fine pompare nell’etere grandi volumi di dati per i nascenti GPRS. E a questi due strati di elettrosmog se ne sommerà un terzo: quello generato dalle nuove antenne UMTS. Poiché gli utenti chiederanno velocità di ricezione e trasmissione sempre più elevate e servizi sempre più multimediali (fino a voler vedere le partite sul display del cellulare), cosa accadrà? Avremo le città piene di antenne, le quali saranno piantate una ogni 300 metri, così come richiede una ottimale dislocazione delle antenne per i futuri telefonini UMTS. Il sommarsi di tutti questi campi elettromagnetici presenti e futuri costituisce un’incognita per la salute e potrebbe portare ad un superamento del valore limite che la legge pone come oggi come invalicabile, ossia 6volt/metro. Molto probabilmente sarà inevitabile innalzare i limiti a 10volt/metro e oltre ancora.
Che fare? Occorre pensarci subito e fare delle scelte. Ad esempio favorendo nei centri abitati la comunicazione tramite fibre ottiche e riducendo le comunicazioni via etere. I dati dovranno essere “infilati” sottoterra e viaggiare sotto i nostri piedi anziché volare sopra (o dentro) le nostre teste. Ma cablare una città costa più che piantare antenne. La tecnologia a basso prezzo detterà le sue leggi e imporrà un silenziatore sulla sovranità popolare? Non a caso è un ex missino, il ministro Gasparri, ad emanare un decreto per disegnare un futuro denso di antenne e povero di diritti. Sapremo sconfiggere questa concezione “veteropositivistica” e “neofascista” della scienza?

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