ROMA

Istruzione femminile

Sono 58 milioni in tutto il mondo le bambine e le ragazze che non hanno accesso all'istruzione, 58 milioni di persone che potrebbero cambiare i loro paesi e non avranno la possibilità di farlo.
Alcuni dei paesi più poveri stanno facendo grandi passi avanti nel diritto all'istruzione femminile, tuttavia secondo il primo rapporto sui progressi nell'educazione delle ragazze, reso noto dall'organizzazione internazionale Save the Children, il numero di donne che non vanno a scuola è altissimo.
Il dossier – contenuto nel sesto Rapporto sullo stato delle madri nel mondo – è una disamina dei Paesi in via di sviluppo sulla base della crescita, negli ultimi dieci anni, del numero di iscrizioni a scuola e della permanenza a scuola di bambine e adolescenti.
"L'educazione delle bambine è la leva del cambiamento delle sorti di un paese – ha commentato Filippo Ungaro, portavoce di Save the Children Italia – Almeno 103 milioni di bambini (di cui 58 milioni bambine) nella fascia di età dell'istruzione primaria non vanno a scuola".
Dal rapporto emerge che dei 71 Paesi in via di sviluppo presi in esame, Bolivia, Kenya, Camerun e Bangladesh hanno realizzato i maggiori progressi nel settore dell'educazione femminile mentre Iraq, Ruanda, Malawi ed Eritrea – a causa di fattori quali guerra, Aids e rapida crescita della popolazione – sono agli ultimi posti.
Per il futuro, il dossier individua 11 paesi in via di sviluppo "ad alta probabilità di successo" – tra cui Bolivia, Cuba, Egitto, Messico e Vietnam – dai quali ci si attendono miglioramenti in vari settori e più alti standard di vita nei prossimi 10 anni.
"Una forte volontà politica e investimenti strategici hanno molto a che fare col successo o il fallimento nell'educazione delle bambine", prosegue Ungaro.
Tra i maggiori ostacoli all'educazione femminile ci sarebbero la discriminazione di genere; la preoccupazione dei genitori per la sicurezza delle bambine; l'Aids; la mancanza di personale e materiale scolastico; l'impossibilità di pagare le rette (che andrebbero abolite) e limitazioni di ordine religioso e culturale.
Le strategie usate dai paesi per superare questi ostacoli vanno da vaste e radicali riforme dei sistemi scolastici al coinvolgimento di organizzazioni internazionali, soprattutto nelle aree rurali, fino alla promozione di un sistema scolastico alternativo per le ragazzine colpite da Aids, guerre e disastri naturali.
Il dossier si appella ai governi dei paesi ricchi affinché sostengano di più i programmi di educazione globale nell'ambito del summit del G8, che si terrà il giugno prossimo.

(3 maggio 2005)

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