Il Lembo del Mantello
Così si intitola “Il Lembo del Mantello” il nuovo progetto che la Caritas diocesana vicentina, attraverso il suo braccio operativo, l’associazione Diakonia Onlus, ha avviato in favore delle persone detenute ed ex detenute: una scommessa che ha come obiettivo il loro reinserimento sociale e lavorativo. Sempre meno infatti l’istituzione carceraria riesce ad assolvere al suo compito costituzionale di rieducare la persona. “Di fatto – riflette il direttore della Caritas diocesana, don Giovanni Sandonà – se quando una persona entra in carcere gli si chiudono le porte alle spalle, quando esce le si chiudono le porte in faccia. Il carcere, così com’è, più che un’istituzione riabilitante è un cronicario dell’esclusione sociale. In attesa di interventi amministrativi più appropriati, si tenta irrobustire in questa istituzione il ruolo riabilitante attraverso l'applicazione convinta e non timorosa dell'ampio spettro di misure alternative al carcere già presenti nel nostro sistema penitenziario”.
Il progetto, una vera e proprio scommessa, si rivolge anzitutto ai vicentini reclusi sia nella Casa Circondariale di Vicenza che nei due istituti penitenziari padovani (Casa circondariale e Istituto Penale), che non si trovano in uno stato di tossicodipendenza conclamata e che non sono affetti da patologie psichiatriche debilitanti. Per entrambe queste categorie infatti intervengono già i servizi sociali preposti ed è possibile l’accoglienza in strutture idonee. L’attenzione si focalizza quindi in particolare sui detenuti e gli ex detenuti che posso contare poco o per nulla su sostegni familiari; soggetti che, da un punto di vista dei costi, sarebbero esclusivamente a carico dei servizi sociali dei Comuni, che attualmente non hanno a disposizione percorsi socio-lavorativi idonei e verificati, per intervenire a doveroso sostegno della loro inclusione sociale.
Il progetto prevede l’avvio di percorsi di reinserimento sociale attraverso il lavoro, con l’appoggio di strutture residenziali.
“Si tratta di un progetto complesso – spiega Maria Giacobbo, presidente dell’Associazione Diakonia Onlus -, una sfida che tenterà di mettere in rete le équipes educative dei due carceri, l’Istituto di Sorveglianza, il volontariato, la cooperazione sociale e le associazioni di categoria.
E’ un tentativo di prendere sul serio il dettato costituzionale che assegna al periodo detentivo un compito rieducativo. Noi vorremmo farlo attraverso il lavoro, vera occasione di promozione sociale ed umana”.
La “cordata” attivata dalla Caritas diocesana comprende, per quel che riguarda l’istituzione penitenziaria, il Provveditore Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria; i Direttori delle Case Circondariali di Vicenza e di Padova, e della Casa di Reclusione di Padova; i Magistrati di Sorveglianza di Padova e Verona; i Centri di Servizi Sociali per Adulti di Padova e di Verona.
Questo servizio-segno, che è partito con una fase sperimentale della durata di tre anni, prevede all’inizio una serie di colloqui individuali in carcere, tenuti dagli operatori del progetto anche su segnalazione dell’équipe trattamentale (che, come stabilito dall’Ordinamento Penitenziario, ha il compito di individualizzare il trattamento e che è formata dal direttore dell’istituto, dall’educatore, dall’assistente sociale, e da tutti gli altri professionisti deputati a questo compito).
La seconda fase prevede, dopo un primo periodo di “osservazione”, un momento di formazione professionale e di valutazione dell’attitudine al lavoro, primariamente presso la cooperativa “Saldo&Mecc” che si trova all’interno della Casa Circondariale di Vicenza, e, in alternativa, attraverso uno stage o un normale rapporto di lavoro in aziende esterne individuate con il contributo dell’Associazione Artigiani e l’Associazione Piccole e Medie Industrie della Provincia di Vicenza.
Dopo la conclusione positiva di questo periodo, che può durare fino ad un anno, è previsto l’inserimento lavorativo vero e proprio e una eventuale residenzialità esterna, per garantire un primo punto di riferimento abitativo, presso il quale sarà garantita la presenza diurna e serale di un operatore (a questa struttura accederanno quindi le persone che possono usufruire delle misure alternative al carcere e gli ex detenuti).
Gli ospiti di questa struttura verranno accompagnati anche da volontari (coppie o famiglie) che li aiuteranno a ricostruire un tessuto relazionale sano. Infine è previsto il passaggio ad appartamenti di “sgancio” e il recupero di una piena autonomia.
Il costo complessivo dell’iniziativa, per i prossimi tre anni, è di 695 mila euro, dei quali il 30 per cento (pari a 208.563 euro) è a carico della Caritas. La Fondazione Cassa di Risparmio di Verona, Vicenza, Belluno e Ancona ha finanziato finora il primo biennio con un contributo di 450 mila euro.
Note
Info:Ufficio stampa Caritas Diocesana Vicentina
Mariagrazia Bonollo, 348 2202662 – 0445 812321