Per una nuova televisione
Questo testo è una nostra sintesi degli “Appunti per un Manifesto della nuova televisione”, scritti da Giulietto Chiesa su mandato del CdA della Cooperativa Nowartv. Il testo integrale può essere consultato su Internet: http://www.nowartv.it.
(…) Per costruire un movimento consapevole e di massa per la “democrazia nella e della comunicazione” – di cui la nuova televisione intende essere parte integrante – occorre affrontare con massima chiarezza un nodo al tempo stesso teorico e pratico. Fino a ora il movimento democratico, in tutte le sue componenti, ha reagito alla situazione sfavorevole moltiplicando i propri sforzi di controinformazione. Non c'è alcun dubbio che i movimenti di questi anni siano figli anche della controinformazione, dell’enorme e capillare lavoro delle “mille gocce”, dei rivoli di “altra informazione”, di informazione indipendente. (...) Lo stesso progetto di cui discutiamo è figlio di tutto ciò. Con qualche “ma”.
Oltre la controinformazione
Il primo di questi “ma” è nascosto nel termine stesso di controinformazione. Non si vede, ma c’è. Esso, in qualche modo, anche molto riduttivo, restringe il panorama visivo. Noi non siamo infatti di fronte soltanto a una cattiva informazione, a una informazione manipolata, carente, drogata, fuorviante, soft, subdolamente mescolata all’intrattenimento e alla pubblicità. Sono tutte caratteristiche che richiedono di essere demistificate, denunciate, sottoposte a una critica implacabile. Tuttavia i problemi che ci pone la “fabbrica dei sogni”, che ci pone il “rumore di fondo”, sono fuori dall’ambito della controinformazione. L’informazione occupa una parte piuttosto ridotta dei palinsesti (e dei giornali): diciamo un 10% scarso. Ma il vero centro del bersaglio, sia dal punto di vista quantitativo (il 90% restante non concerne l’informazione in senso stretto), sia dal punto di vista qualitativo (la gran parte delle idee correnti è formata dall’intrattenimento e dalla pubblicità) e l’insieme degli intrattenimenti. Dunque c’è l’assoluta necessità di andare oltre la controinformazione per affrontare tutta la complessità degli effetti sociali e culturali della comunicazione.
(...) In secondo luogo la controinformazione – che è e sarà sempre comunque uno strumento prezioso di ogni battaglia, una componente essenziale di tutti i processi democratici – non può affrontare però il nodo cruciale: la contestazione diretta dei centri di potere che hanno nelle mani il sistema mediatico tutte le sue leve principali. (...)
Ecco perché la nuova televisione che vogliamo fare non deve essere uno strumento di controinformazione. Come tale non potrebbe competere. Essa deve diventare invece uno strumento di organizzazione, un vero organizzatore collettivo, un modo per fare battaglia culturale nella comunicazione, un luogo per sperimentare linguaggi e per destrutturare il messaggio televisivo, renderlo trasparente, svelarne i trucchi e i segreti. Questo significa contribuire alla alfabetizzazione del pubblico.
La tv che pensiamo
Noi non vogliamo fare un terzo polo, anche perché ormai non sarebbe più tale, visto che il primo e il secondo si sono unificati sotto l’egida ferrea di un solo padrone. Noi vogliamo produrre, insieme a una corretta informazione, una buona comunicazione, onesta, divertente, intelligente, esteticamente bella, che recuperi i registri della gioia, della verità, della poesia, e respinga sia il politichese dei politici prepotenti, sia il vaniloquio degl’ignoranti e dei venditori di fumo. Se quello che faremo sarà buono, godibile, utile, saremo lieti se potrà essere fatto proprio, travasato, diffuso da altri contenitori e reti, pubbliche e private. Noi faremo una pubblicità etica, decente, veritiera, utile, che aiuti i consumatori a scegliere, invece di utilizzarli perché accettino di essere derubati.
La nuova Tv che pensiamo sarà anche il volano per la diffusione di un nuovo stile di commercio e di consumo, equi e solidali. E la pubblicità che sosterrà dovrà corrispondere a questi criteri, di rispetto per il consumatore, ma anche di sostenibilità ambientale e, al tempo stesso, di diffusione dei diritti umani in altre aree del mondo. Incrinare la forza dei prepotenti significa estendere la battaglia in ambiti nuovi, inediti, nei quali l’opinione democratica ancora stenta a cimentarsi.
Noi siamo uniti nella consapevolezza che la Tv è una bestia pericolosa e traditrice, difficile da addomesticare, dove si può manipolare, ingannare anche senza volerlo, anche in perfetta buona fede. Noi sappiamo che una “buona televisione” non è ancora stata creata. E nessuno – nemmeno noi – può dire in anticipo come dev’essere fatta e quando dev’essere considerata buona. Solo facendola si può sperimentare, per tenere alla fine ciò che è buono e gettare ciò che è cattivo, accettando il principio che non saremo solo noi, quelli che la fanno, ad avere il diritto di decidere se è stata buona oppure non lo è stata.
(...) Noi non ci proponiamo di fare soltanto un’emittente televisiva nuova. Il progetto che cerchiamo di costruire è più ambizioso perché punta a promuovere una rete che colleghi gruppi di cittadini, che saranno anche i nostri finanziatori organizzati.
(...) Ecco perché in questo progetto è inscritta una collaborazione molto concreta con le istituzioni e le associazioni locali di ogni tipo, in una parola con l’articolazione della società civile, per dare vita a una rete di centri mediatici polivalenti (dalle Tv di strada, al web, radio), in grado di produrre per tutti i livelli, per le trasmissioni regionali, per quelle nazionali, collegandosi sia alle emittenti locali che a quella satellitare che, fungerà da perno generale e che sua volta fornirà i propri segnali a chi intenda riprenderli. In prospettiva questo modello può estendersi ad altri Paesi europei e mediterranei, cioè a tutta l’area coperta dal satellite. In questa dimensione la televisione di cui stiamo parlando sarà anche lo snodo di collegamento di una serie di punti di comunicazione integrati.
Questo progetto prevede dunque di aiutare le amministrazioni locali, le associazioni, le attività imprenditoriali diffuse, tutte le energie creative presenti sul territorio, a cominciare da quelle artistiche, per formare nuove professionalità, per fornire spazi di comunicazione ai cittadini e un’informazione (locale e nazionale) pluralistica, democratica, di qualità. È questo un modello di servizio pubblico, decentrato, non statale, espressione della società civile.
I promotori del progetto
Noi siamo un gruppo aperto a una pluralità di contributi culturali ed estetici. Noi siamo punto d’intersezione di esperienze diverse: da Megachip a Indymedia, alle radio indipendenti. Ci sono tra noi professionisti della comunicazione praticanti, tecnici e mediattivisti, produttori e artisti, gente di teatro, di cinema, di giornalismo, di televisione naturalmente. C’è con noi una parte ampia del movimento delle Tv di strada e di quartiere, che costituirà la nostra principale articolazione territoriale. Il nostro progetto, come s’è detto, è quello di costruire una sinergia originale tra Tv satellitare, televisioni terrestri, mediattivismo, Rete, in un progetto multimediale largamente partecipativo e, nella misura del possibile (tecnicamente, culturalmente, politicamente, finanziariamente) interattivo.
Noi non vogliamo fare una Tv di partito, e neppure una Tv del movimento o dei movimenti. Non vogliamo fare propaganda, perché la propaganda non è informazione. Non vogliamo essere noiosi. Non vogliamo committenti invadenti che decidano loro cosa dobbiamo e cosa non dobbiamo far vedere, di che parlare e di che tacere. Il che significa che una condizione sine qua non di questo progetto è che il collettivo che viene scelto per realizzarlo non deve avere ostacoli nelle sue scelte d’informazione e d’intrattenimento. Salvo poi, naturalmente, passare al vaglio di un giudizio d’insieme, periodico, severo, che potrà produrre cambi di responsabilità.
Le nostre coordinate di riferimento politico e culturale sono semplici e chiare. Facile starvi dentro, altrettanto facile, per chi non le condivide, starne fuori. Ma su queste non si può transigere.
-Un no deciso alla guerra, senza se e senza ma.
-Difesa intransigente della Costituzione repubblicana, in ogni sua parte.
-Difesa dei diritti sociali e civili in nome della solidarietà, verso i più deboli della nostra società verso i più poveri e deboli del pianeta.
-Difesa dell’ambiente naturale in nome dei nostri figli.
-Democrazia della e nella informazione e comunicazione.
Note
Sono disponibili nel sito http://www.nowartv.it interviste a:Marco Travaglio, Gianfranco Mascia, Dario Fo, Franca Rame, Pancho Pardi, Peter Gomez