ULTIMA TESSERA

Cittadini o sudditi?

Sergio Paronetto

La recente legge che blocca i processi di Berlusconi, secondo molti autorevoli giuristi, è passibile di censura per illegittimità costituzionale. Alla vigilia di un’importante sentenza, di fatto essa garantisce al capo del governo l’impunità, distrugge il valore dell’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge, viola il principio dell’obbligatorietà dell’azione penale, annulla il diritto all’eventuale risarcimento per le vittime o per i danneggiati. Berlusconi dice spesso di essere un cittadino “più uguale” degli altri perché eletto dal popolo, come se il voto fosse una forma di assoluzione preventiva! Come se una pratica democratica fondasse un privilegio! Siamo al rovesciamento della politica intesa come difesa della “dignità” del cittadino e costruzione del “bene comune”! Siamo ben lontani dalla rimozione degli ostacoli che impediscono “il pieno sviluppo della persona umana” e “l’effettiva partecipazione” alla vita politica, economica e sociale (articolo 3 della Costituzione)! Il “sovversivismo che viene dall’alto” ha ricadute devastanti a ogni livello. Il cattivo esempio dei potenti diffonde un clima di confusione istituzionale, di insicurezza giuridica, di instabilità sociale e di degrado civile. L’affarismo diventa arma di corruzione della democrazia che può generare, osservava lo studioso statunitense William Sumner (morto nel 1910), il governo dei ricchi, cioè “plutocrazia”. Piegare la politica al proprio interesse e fare dei propri interessi una politica: ecco l’etica della plutocrazia, “la più sordida e degradante forma di forza politica mai vista”. Il nuovo potere autoritario che si va delineando, da tempo prefigurato nel programma della Loggia massonica P2, alla quale Berlusconi è stato iscritto, costituisce una sorta di “metastasi della democrazia”. Non è pericoloso solo dal punto di vista politico e giuridico, ma anche da quello etico, culturale e pedagogico. Si ripercuote su altri provvedimenti (verso gli immigrati, l’informazione, servizi pubblici come scuola e sanità, l’azione internazionale, il ruolo dell’Europa). Chi gioca con l’illegalità costituzionale e diffonde messaggi di impunità per i più forti e i più furbi ostacolerà qualunque progetto di educazione alla legalità. È estraneo all’idea che la legalità possa diventare costume civile e che a essa ci si possa formare. Nei fatti propone un modello di vita civile basato sulla legge del più forte, del più ricco, del più potente, del più cinico. Offre un sistema di valori fondato sull’esibizione, sull’autocelebrazione, sull’arroganza, sull’intimidazione verso chi compie il proprio dovere o dissente. La recente legge sull’impunità è l’ultimo capitolo di un assalto alla Magistratura e alla Costituzione orientato a costruire un nuovo regime populistico e autoritario. Alcuni dicono che è esagerato o prematuro parlare di “regime”. Ma il “punto di non ritorno” è per definizione irreversibile. Una volta che sia stato raggiunto, per molto tempo diventa impossibile o inutile protestare. Dovere civico è prevenirlo. Occorre vigilare sull’erosione graduale delle regole, sullo svuotamento delle istituzioni, sull’aggressione delle coscienze civili, sui rischi di assuefazione, sulle armi di distrazione di massa di cui è in possesso l’attuale comando dispotico dell’informazione, dell’economia, della politica. È necessario mobilitarsi in tre direzioni: abrogare le leggi dell’impunità, promuovere un “Istituto nazionale per la difesa dei diritti umani” secondo il modello previsto dall’ONU e dalla sua “Carta dei difensori dei diritti umani” varata nel 1998, organizzare percorsi di educazione alla legalità costituzionale. “La giustizia scorrerà come acqua e il diritto come fiume possente”, proclamava il profeta Amos. Luther King lo citava spesso per dare forza al suo sogno di libertà e di uguaglianza. Gli operatori di pace sanno che pace e democrazia sono sorelle. Intendono resistere e progettare, liberi e forti, “ribelli per amore”.

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