SOCIETÀ

Un pensiero efficace per la politica

L’empowerment dei cittadini attivi
attraverso un codice per il linguaggio democratico.
Jerome Liss

Il modello di “pensiero efficace” che proponiamo è la classica procedura del “problem-solving”, che comporta due fasi distinte: analisi del problema e proposta di soluzioni concrete.
I politici non forniscono informazioni per risolvere i problemi. Al contrario, esprimono lamentele, insulti e critiche generiche che spesso non chiariscono le circostanze reali e che vanno invece a stimolare i centri emotivi delle persone, rivolgendosi al “sistema limbico”, ovvero la riserva sottocorticale di emozioni primordiali per la sopravvivenza. Questo mobilita l’individuo, ma il contenuto informativo che ne riceve è scarso.
In questo modo, i cittadini che ascoltano il discorso del politico si sentiranno eccitati, coinvolti, indignati e arrabbiati, cadendo nella trappola emotiva del messaggio politico.

Problemi senza soluzioni?
I cittadini restano quindi disinformati sulla realtà socio-politica concreta: quella che incide profondamente sulla loro esistenza materiale. Per “concretezza” si intende la conoscenza del soggetto di un’azione, la sua localizzazione spaziale e temporale e il suo destinatario.
L’eccitazione emotiva può spingere a ulteriore approfondimento e indagini. Ma le emozioni possono anche essere utilizzate per bloccare l’istinto di esplorazione e ricerca. Le generalizzazioni dei politici non stimolano la mente del cittadino a ulteriori curiosità e domande. Critiche e insulti generici nei confronti dell’opposizione “emettono una sentenza definitiva”: il caso è chiuso.
Una seconda barriera offerta dai discorsi politici è la carenza di trasferimento logico dall’analisi del problema alla proposta di soluzioni concrete. È come se la raffica di critiche e l’espressione di indignazione fossero sufficienti di per sé. Forse la strategia per affrontare la situazione problematica è considerata implicita, poiché l’espressione di indignazione scarica la tensione emotiva. O forse la formulazione di una soluzione concreta sembra superflua. In ogni caso, questa importante fase del processo di “problem-solving” viene eliminata.
Il pensiero efficace parte con l’analisi del problema: applica l’astrazione di una situazione generale a un esempio specifico. Poi passa alla formulazione di soluzioni proponibili: dall’astrazione della situazione generale alle proposte concrete.
La soluzione del problema e la proposta di soluzione impostate su basi di concretezza implicano il chiarimento dei seguenti punti:
1. Chi fa. 2. Cosa fa/dice precisamente. 3. Destinatari dell’azione o della comunicazione. 4. Specificazione di tempo. 5. Specificazione del luogo.
Potenziare la coscienza del cittadino vuol dire seguire il protocollo del “pensiero efficace”: definizione concreta del problema, seguita dalla definizione concreta della sua soluzione.

Logica ed emozioni
Non si possono giudicare le cose in base alle categorie di giusto o sbagliato. Non esiste una “verità finale” o una “verità assoluta” in questo paradigma. Esiste, invece, un continuo stimolo alla ricerca. In termini di “definizione del problema” quali sono i fatti pertinenti?
Ogni idea o astrazione generale può essere sostenuta da una serie di fatti pertinenti. Le idee contrapposte non entrano in una competizione che punta alla vittoria di una posizione o dell’altra, ma si confrontano invece in un’ottica di “maggiore o minore”, ovvero, “maggiore o minore appoggio fornito da fatti concreti”.
In questo modo due idee contrapposte possono essere confrontate sulla base del numero e della rilevanza di fatti pertinenti che possono essere portati a sostegno. E poiché non esistono criteri assoluti per decidere l’importanza o il peso di un fatto che offre sostegno a un’idea, il giudizio su quale idea sia più validata dai fatti e quale meno resta materia di valutazione individuale.
Utilizzando questo modello di risoluzione dei problemi basato sul “pensiero efficace” i cittadini possono essere incoraggiati a svolgere un ruolo attivo, in termini di valutazione razionale, ogni volta che un politico prova a persuadere il pubblico che il suo programma è superiore a quello dell’opposizione.
Opinioni e interpretazioni generiche vengono scartate, mentre i fatti concreti e le proposte specifiche rappresentano l’oro che viene setacciato nella ganga. I cittadini possono, perciò, decidere sulla base di un giudizio critico e di un’analisi del problema corredata dal relativo sostegno dei fatti.
Come valutare le diverse “proposte concrete”? La gente tende a considerare le strategie di azione alternative distinguendole in “giuste” o “sbagliate”. Come se esistesse un modo “giusto” e “sbagliato” di fare le cose. Come se un approccio fosse “corretto” e quelli alternativi “errati”. Questo è un modo di pensare manicheo, che riduce la nostra capacità di capire le conseguenze molteplici di ogni azione.
Il nostro modello propone un’alternativa per valutare le azioni sociali complesse: l’esame dei “vantaggi” contrapposti agli “svantaggi”. Bisogna poi entrare nello specifico, accertandone gli effettivi beneficiari e parti lese. In altre parole, ogni atto politico – una legge, un decreto, una scelta finanziaria, un programma amministrativo, ecc. – può essere valutato sulla base delle conseguenze. Il provvedimento è favorevole per chi e in che modo? E sfavorevole per chi e in che modo? Questa specificità nella valutazione può aiutare il cittadino preparato a non farsi incantare dalle promesse vaghe e generiche che alcuni politici strombazzano senza alcun rispetto per l’intelligenza del loro pubblico.
Oltre la questione della chiarezza, vi è anche quella dei tempi: “Qual è la scadenza entro la quale questa promessa generica sarà mantenuta? Quando prevede che vedremo i risultati promessi?”.
Ma non è tutto una questione di logica. Vi è anche una barriera emotiva.
Il nostro sistema limbico sottocorticale immagazzina e poi scarica le emozioni difensive e aggressive con scoppi di indignazione e persino reazioni vendicative. E questo sistema si infiamma facilmente, attraverso il linguaggio provocatorio: “Bugiardi”, “Criminali. Anche più sottilmente ma ugualmente una chiusura per il pensiero: “Assurdo!”, “Ridicolo!” .

Il demagogo che imbonisce
Le parole possono essere pronunciate con tale passione e veemenza che una mente non istruita e preparata può assorbire questi assalti verbali come una spugna. Queste emozioni possono avere origine in altre situazioni, persino risalenti a un passato distante. Ma il politico professionista può eccitare il pubblico con fervore e furore, con la sola scelta di parole, immagini e toni adatti alla circostanza.
Poi è la volta delle promesse presuntuose: “Giustizia per tutti!”, “Un milione di nuovi posti di lavoro!”, “Aumento della pensione minima agli anziani!” . L’entusiasmo e la passione generati da questi slogan semplicistici fa affrontare con leggerezza dure realtà. La concretezza, invece, ci costringe ad affrontare la situazione reale. Lo strombazzamento di generalizzazioni esagerate costringe la mente ad allontanarsi dalla realtà. L’immaginazione invade il pensiero e sostituisce il buon senso. Si cammina sulle nuvole. Questo è proprio il modo in cui i politici fanno incetta di voti durante le campagne elettorali.
“Li tenevo in pugno!” , potrebbe sussurrare il politico ai suoi amici dopo aver riempito il pubblico di frottole con un discorso appassionato. In tempo di guerra questo diventa chiamata alle armi. In tempo di pace richiamo a “vincere il nemico”, ovvero l’opposizione politica. Non sono necessari i fatti. È questo il momento in cui i cittadini rinunciano al loro potere democratico, cadendo preda dei demagoghi.
Ma se li ascoltassero con attenzione, otterrebbero un rafforzamento del proprio potere democratico. Capirebbe i “fatti” legati a una situazione e sarebbe incoraggiata a valutare i pro e contro di ogni proposta concreta.
Alimentare il “pensiero democratico” e “rafforzare il potere” dei cittadini significa adottare un nuovo rigore nei discorsi e nei commenti politici.

Note

Psichiatra americano, formato all'Harvard University (Boston, USA). Ha condotto gruppi di formazione per varie associazioni di ecologia e di pace. I suoi corsi si basano su due testi di cui è autore: La Comunicazione Ecologica, la Meridiana, Molfetta 1992; L'apprendimento attivo, Ed. Armando, Roma 2000.

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