Un continente al bivio
nei confronti del mondo che ci circonda.
Non c’è solo la guerra contro l’Iraq. Accanto alla guerra cresce il disordine e l’anarchia internazionale. E con loro un grande senso di insicurezza e di paura. Non c’è solo il terrorismo: c’è una serie di profonde crisi strutturali mondiali alimentari, ambientali, economiche e sociali, sanitarie, politiche e militari che continuano a essere ignorate e irrisolte.
Un (dis)ordine globale
Le cause di questo crescente disordine internazionale sono da imputare
L’Europa che vogliamo è fondata sulla pace e sui diritti umani: sui valori indivisibili e universali della libertà, della democrazia, dell’eguaglianza, della giustizia e della solidarietà.
L’Europa ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali e riconosce nella pace un diritto fondamentale delle persone e dei popoli.
L’Europa che vogliamo è una forza di pace che s’impegna a ridurre l’ingiustizia planetaria, a prevenire e risolvere i conflitti, a sradicare il terrorismo, a promuovere la giustizia penale internazionale, a rafforzare e democratizzare le Nazioni Unite per costruire un ordine internazionale pacifico e democratico.
L’Europa che vogliamo è aperta al resto del mondo, capace di stabilire con gli altri popoli e nazioni relazioni improntate alla ricerca del bene comune, alla cooperazione solidale, al riconoscimento e al rispetto delle diverse culture e identità.
L’Europa che vogliamo è impegnata a fare del Mediterraneo il mare della pace, del dialogo tra le grandi religioni, dell’incontro tra persone e culture diverse.
L’Europa che vogliamo s’impegna a promuovere la pace e la giustizia in Medio Oriente, mettendo fine al tragico conflitto tra Israeliani e Palestinesi.
L’Europa che vogliamo è decisa a saldare il suo debito storico con l’Africa e i suoi popoli aiutandoli a uscire dalla crisi disperata che li imprigiona.
L’Europa che vogliamo è l’Europa della convivialità e delle differenze, un’Europa che è accoglienza di popoli, di lingue, di culture, di identità e di storie diverse.
L’Europa che vogliamo non è l’Europa del mercato ma l’Europa dei cittadini: investe nella democrazia e nella partecipazione, promuove lo sviluppo di una società civile attiva, pluralista e responsabile, rifiuta il razzismo e la discriminazione in tutte le sue forme.
L’Europa che vogliamo non è l’Europa del mercato: mette al centro la persona e i suoi diritti fondamentali, adotta un modello di sviluppo sostenibile, è capace di avere rispetto per la natura e per l’ambiente che ci circonda.
L’Europa che vogliamo attua politiche economiche tese a creare nuova occupazione e a ridare piena dignità al lavoro, a garantire a tutti il libero accesso ai diritti sociali di base, a promuovere equità e giustizia distributiva al proprio interno e a livello internazionale superando i limiti del Trattato di Maastricht.
Il mondo ha disperato bisogno di una nuova Europa e noi, cittadini europei, consapevoli delle nostre responsabilità, vogliamo lavorare affinché si metta a servizio della pace, della giustizia e della democrazia internazionale.
Di fronte a questa situazione l’Europa che stiamo costruendo è chiamata a scegliere se: 1) collaborare con gli Stati Uniti nella realizzazione del suo disegno gerarchico; 2) rincorrere gli Stati Uniti in una competizione militare ed economica senza fine; o 3) intraprendere una diversa e autonoma via verso il futuro. Non si tratta di una scelta rinviabile. L’Europa è impegnata in un grande processo storico di crescita, di allargamento e di ridefinizione delle sue regole di funzionamento. Dal 2004 dieci nuovi Paesi entreranno a far parte dell’Unione Europea. La nuova Europa che stiamo costruendo avrà anche una propria Costituzione. È bene riconoscere che tutto ciò non avrà solo un grande impatto sulla nostra vita di cittadini europei (come lo ha avuto l’euro). Mentre ridefiniamo i rapporti tra di noi e l’Europa stiamo ridefinendo anche i rapporti che vogliamo avere con il resto del mondo. L’impatto delle nostre decisioni sul mondo sarà forte.
Un’Europa dei cittadini
Il problema che come cittadini europei siamo chiamati ad affrontare non è più quindi solo “come regolare le relazioni tra la società e lo Stato” ma “tra la società, lo Stato e il mondo esterno”. In questo senso l’Europa non può preoccuparsi solo di “affermare la propria identità nella scena internazionale”. Troppo poco. L’Europa è chiamata a “riconoscere le proprie responsabilità nei confronti del mondo che la circonda”.
La Tavola della Pace, di cui Pax Christi è parte attiva intende contribuire alla costruzione di un’Europa dei cittadini, aperta e responsabile, solidale e nonviolenta, strumento di pace e di giustizia nel mondo. Un’Europa capace di ripudiare la guerra e di costruire un sistema globale di sicurezza comune; di rimettere in discussione il modello di sviluppo occidentale, di sradicare le radici dell’ingiustizia economica e della povertà e di promuovere uno sviluppo umano sostenibile; di promuovere la democrazia internazionale, di dare impulso alla riforma e alla democratizzazione delle Nazioni Unite, quale centro della governabilità globale.
L’Europa che vogliamo costruire deve essere aperta al resto del mondo, deve essere capace di stabilire con gli altri popoli e nazioni relazioni improntate alla ricerca del bene comune, alla cooperazione solidale, al riconoscimento e al rispetto delle diverse culture e identità (vedi l’appello “L’Europa che vogliamo”). Per questo, la Tavola della Pace intende promuovere un vasto dibattito internazionale sul ruolo dell’Europa nel mondo ascoltando e coinvolgendo le organizzazioni della società civile di tutti i continenti. Obiettivo: discutere insieme il futuro dell’Unione Europea e contribuire così alla definizione di una Costituzione europea che riconosca le responsabilità dell’Europa verso il resto del mondo.
La nuova Costituzione
Questo confronto ha avuto inizio al Terzo Forum Sociale Mondiale di Porto Alegre (dove la Tavola della Pace ha realizzato una vera e propria “Audizione della società civile mondiale” sull’Europa (gennaio 2003) e avrà il suo culmine nella 5 a Assemblea dell’Onu dei Popoli intitolata “Europa: il ruolo dell’Europa nel mondo” che si svolgerà a Perugia dal 6 all’11 ottobre 2003. L’Assemblea si concluderà domenica 12 ottobre 2002 con una nuova edizione della Marcia per la pace Perugina-Assisi. La 5a Assemblea dell’Onu dei Popoli e la Marcia per la Pace Perugina-Assisi si svolgeranno in coincidenza con la Presidenza Italiana dell’Unione Europea, alla vigilia delle elezioni del Parlamento Europeo del 2004 e della chiusura della Convenzione che sta elaborando la Costituzione Europea.
Un momento importantissimo al quale vogliamo contribuire con una proposta che ci auguriamo tutti i lettori di “Mosaico di pace” vorranno sostenere. Proponiamo che il primo articolo della Costituzione Europea affermi alcune cose semplici: “L’Europa ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali riconosce nella pace un diritto fondamentale delle persone e dei popoli. L’Europa contribuisce alla costruzione di un ordine internazionale pacifico e democratico; a tale scopo promuove e favorisce il rafforzamento e la democratizzazione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite e lo sviluppo della cooperazione internazionale.” (firma anche tu nel sito www.tavola della pace.it)