CHIAVE D’ACCESSO

Copyright o copyleft?

Scaricare liberamente file in Internet.
Che siano la Quinta di Beethoven, la Costituzione cinese o la Divina Commedia di Dante. La guerra per liberarsi del copyright e la risposta del mercato.
Alessandro Marescotti

Il 2005 sarà ricordato nella storia di Internet come l ’Anno Decisivo. È in atto uno scontro titanico sulla questione del copyright. Da una parte milioni di utenti che intendono condividere liberamente cultura, arte, musica e filmati tramite Internet. Dall ’altra il mondo del copyright,con il suo stuolo di avvocati. Sullo sfondo c ’è il futuro. C’è la nuova Internet. C’è l ’era del wireless,della connessione all’ADSL senza fili,che consentirà ai possessori di telefonini e palmari evoluti di scaricare gratis libri, canzoni e filmati. Questione di mesi e i ragazzi avranno in tasca non solo i loro file musicali, ma anche un aggeggio wi-fi (per la connessione senza fili) per scaricarli gratis avvicinandosi a un hot spot pubblico, ossia a un punto di accesso all’ADSL.
Troppo pericoloso. Era arrivato il momento di agire e le multinazionali del settore lo avevano capito. Così hanno sferrato il colpo basso. Con un’azione legale hanno portato in tribunale varie aziende che diffondevano il software di condivisione dei file,con l’accusa di aver favorito la pirateria. Il 9 settembre 2005 la Corte Suprema degli Stati Uniti ha dato ragione alle case discografiche e a tutto il mondo del copyright. E ha dato torto a chi sosteneva che il software di condivisione dei file non poteva essere considerato “corresponsabile ” del contenuto dei file condivisi,così come una rete di telefoni non è “corresponsabile” dei contenuti delle telefonate. “Una pietra miliare ”, è stata definita la sentenza che ha fatto chiudere il sito di WinMX, ossia il sito del programma di condivisione telematica più diffuso al mondo.
È stato inflitto così un colossale colpo al “file sharing ” e a tutto il mondo che è definito tecnicamente “peer-to-peer ”. Mai come nel 2005 si era diffuso il peer-to-peer,un sistema di condivisione informativa giudicato inattaccabile, tanto da essere considerato una delle possibili risorse della difesa popolare nonviolenta in caso di “espugnazione militare ” dei siti web. Tramite il peer-to-peer milioni di persone – collegate via Internet – mettono in comune una porzione del proprio disco rigido e, grazie a un software di regia, ognuno può scegliere cosa prelevare da un altro computer. L’idea era ed è geniale.
Nessuno – si riteneva fino alla sentenza della Corte Suprema Usa – può essere incolpato di inviare copie “pirata ”:sono gli “altri ” che scelgono dal nostro hard disk cosa prelevare. E sul nostro hard disk ci possono essere la Divina Commedia di Dante, la Nona di Beethoven, le Quattro Stagioni di Vivaldi, la Gioconda di Leonardo, The Wall dei Pink Floyd, la Dichiarazione dei Diritti Umani in cinese…
Ma WinMX, e con esso il sistema complessivo di condivisione dei file, non è del tutto finito. Chi si collega a Internet con WinMX ha trovato, dopo la sentenza della Corte Suprema Usa, il sistema bloccato. Ma premendo sull’opzione “Networks” del programma WinMX e collegandosi – anziché con WinMX Peer Network – con i server di OpenNap Protocol Networks si possono lo stesso scaricare file musicali. Il gioco continua…
È molto probabile che il baricentro del file sharing si sottragga alla giurisdizione degli Stati Uniti e che da ora in poi si apra una guerra senza esclusione di colpi da parte dei nuovi gendarmi del copyright. Leggasi:“imperialismo immateriale”.
A questa offensiva dei tutori del copyright c’è una risposta che è definita provocatoriamente “copyleft”. Right vuol dire “diritto” ma anche “destra”. Left sta per sinistra. Lo scontro sul diritto d’autore è fra una concezione conservatrice e una progressista, fra il modello “proprietario” e il modello “libero”, fra chi vuole imporre pedaggi e chi vuole toglierli da Internet.
Ed è proprio nel bel mezzo del colossale scontro in atto – di cui i leader politici nostrani non parlano – che esce il libro di Carlo Gubitosa Elogio della pirateria. È un invito a riconsiderare le “gabbie” che “imprigionano la cultura, la scienza, la medicina e persino l’alimentazione”, scrive l’autore. Ne parleremo il mese prossimo.

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