LEGGI PER LA PACE

Disarmiamoci

15.000 firme per disarmare la Lombardia. Per riconvertire le industrie belliche.
Per porre un segno per la pace.

Tomaso Zanda

Sono state consegnate a metà settembre in Regione Lombardia le firme per sostenere la legge di iniziativa popolare che vuole rinnovare la legge n. 6 del 1994 sulla riconversione dell’industria bellica in Lombardia. Oltre 15.000 persone, il triplo di quelle necessarie per presentare la proposta, hanno chiesto ai consiglieri regionali un segno del loro impegno a favore della pace. Con la consegna delle firme si è conclusa la Campagna promossa da varie realtà dell’associazionismo lombardo, tra le quali anche la Caritas Ambrosiana, la Pastorale del Lavoro Diocesana, il Centro Documentazione Mondialità, le ACLI e Pax Christi. “L’impegno su questo tema da parte dei cattolici – sostiene Francesco Vignarca, uno dei promotori – nasce dall’osservazione oggettiva del fatto che le risorse economiche investite in logo progetti di tipo bellico vanno a togliere energie e denaro a interventi a favore dello sviluppo della società e contribuiscono a ledere in modo decisivo i diritti fondamentali della persona ”.
L ’Italia è la quinta produttrice mondiale di materiale bellico e la Lombardia,negli ultimi 10 anni, ha aumentato la produzione di armi (elicotteri, armi leggere, munizioni ecc.). I promotori ricordano che nelle province di Brescia, Varese, Milano e Lecco si costruisce l’80% delle armi leggere italiane, strumenti che sono, di fatto, una delle cause principali di morte in molti Paesi e zone di conflitto, soprattutto dell’Africa e dell’America Latina.
Già nel 1994 era stata istituita un’Agenzia che doveva occuparsi di chiedere i finanziamenti per sostenere i processi di riconversione da lei approvati, ma di fatto dal 1997 era rimasta inattiva per l’ostruzionismo della giunta e per le difficoltà dovute a un testo poco preciso della legge stessa. L’anno scorso la maggioranza si era espressa per l’abolizione della legge. I sostenitori della 6/94 si sono allora mobilitati per rilanciare l’Agenzia ormai svuotata di potere dall’ostruzionismo della maggioranza di centrodestra e dal contesto economico che vede i bilanci delle industrie di armi decisamente in salute.
Ecco allora la decisione di scrivere una nuova legge, per offrire uno strumento concreto alle aziende che vogliono convertire la loro produzione bellica in altri prodotti “socialmente utili” ed effettivamente immettibili sul mercato, senza toccare i posti di lavoro.
Nello specifico le principali novità riguardano l’aumento della capacità dell’Agenzia di progettare cammini di riconversione con aziende, università, associazioni, centri di ricerca. Il nuovo testo vincola l’accesso ai fondi a sostegno dei progetti alla effettiva immissione sul mercato dei nuovi prodotti sostitutivi delle armi. Viene poi posto l’accento sulla promozione e la diffusione di una cultura del disarmo anche all’interno delle fabbriche. Segno di questo impegno, sottolineano i promotori, è la partecipazione dei sindacati (CGIL e CISL) alla Campagna e alla scrittura della legge.
Paolo VI, in un discorso del 1978 all’ONU, diceva che “giungere al disarmo è togliere alla guerra i suoi mezzi”: sulla scia di queste parole prosegue l’impegno dei cattolici per promuovere politiche fattibili di disarmo e conversione dell’industria bellica, proseguendo il lavoro di difesa della vita e della persona, con particolare attenzione alle persone più deboli. Particolare attenzione va però posta alla cultura del disarmo perché come disse ancora Paolo VI all’ONU “Il problema del disarmo è,so stanzialmente,un problema di mutua fiducia. Sarebbe dunque vano,in gran parte,cercare possibili soluzioni agli aspetti tecnici del disarmo,se non si riuscisse a sanare alla radice la situazione che serve da humus al proliferare degli armamenti ”.
La giunta regionale ora deciderà se tradurre in legge la proposta d ’iniziativa popolare. Anche in altre Regioni varie associazioni si stanno mobilitando per proporre leggi simili,un ’occasione in più per mettersi in rete e lavorare con un respiro nazionale.

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