CAMPAGNA BANCHE ARMATE

Verso un convegno nazionale

La Campagna banche armate si prepara per un confronto aperto e chiaro con il mondo bancario. Un convegno il 14 gennaio 2006.
Renato Sacco

“Ho un lavoro da poche settimane. Vorrei aprire un conto in banca, e quindi vi chiedo informazioni sulle banche coinvolte nel traffico d’armi. Lì proprio non lo apro. Grazie”.
È questo il tono di molte richieste che giungono in redazione. È la conferma che la Campagna di pressione sulle banche armate è un punto di riferimento per molti risparmiatori. È importante continuare la pressione sulle banche da parte di ognuno. Il momento è delicato e importante. A giudizio di qualche Istituto Bancario o di qualche politico questa campagna ha avuto fin troppo peso… Infatti lo scorso 25 luglio giungeva in redazione una lettera, indirizzata alle riviste promotrici della campagna e p. c. anche alla CEI, firmata da Luigi Vianello, a nome del Direttore Centrale di Capitalia (di cui fa parte la Banca di Roma, sponsor della GMG)in cui tra l’altro si legge: “Come espressamente disciplinato da una normativa interna, emanata nel mese di luglio 2004, la politica adottata dal Gruppo (Capitalia in materia di armamenti esclude tassativamente la possibilità di finanziare e supportare l’esportazione di qualsiasi arma o strumento di offesa che metta a rischio la vita umana (bombe, mine, missili, carri armati, etc)”.
E poi continua: “Il Gruppo oggi eroga servizi bancari esclusivamente per l’esportazione, verso i soli Paesi OCSE e NATO, di apparecchiature, classificate ex lege come ‘armamenti’ ma che nulla hanno a che vedervi, non appartenendo a fattispecie offensive, quali: sistemi radaristica, avionici, di telecomunicazioni, cantieristica navale e mezzi non armati per trasporto di forze di difesa di Stati sovrani”. Come dire che è la legge a sbagliare chiamando armamenti cose che tali non sono...! E la lettera continua con espliciti riferimenti alla legge 185/90 (quella che obbliga il governo a relazionare al Parlamento sulla vendita di armi e a rendere pubblico l’elenco della banche coinvolte).
“Il Gruppo Capitalia intende altresì precisare che la formulazione di giudizi sulla politica creditizia delle banche, sulla base dei soli dati forniti nelle relazioni previste dalla legge 185/90, richiede una particolare cautela, in quanto può facilmente indurre a conclusioni non corrispondenti alla realtà. (...)Alla luce di quanto sopra esposto, risulta evidente che qualsivoglia raffigurazione dal Gruppo come ‘banca armata’ che ‘partecipa al mercato delle armi’ non è soltanto infondata, ma ingiustamente lesiva dell’immagine del Gruppo. Qualora lo riteneste necessario. Vi rappresentiamo comunque la nostra disponibilità a organizzare un incontro per fornire ulteriori informazioni sulla politica del Gruppo Capitalia”.
Ovviamente è stata subito inviata una lettera di risposta da parte della Campagna, firmata dai direttori delle tre riviste: Nigrizia, Mosaico di pace e Missione Oggi. Si può notare in questa lettera un invito a non lasciarsi ingannare dai dati delle legge 185/90. Questa legge non piace a molti operatori del settore e a molti politici che vorrebbero arrivare a modificarla e a togliere anche quel fastidioso elenco delle banche... ‘armate’.
Per questo motivo, in prossimità del voto in Commissione Parlamentare Esteri e Difesa sulla Relazione 2005 sull’export di armi, a fine settembre 2005 vi è una forte presa di posizione della Campagna: “Il Governo attacca la Campagna che chiede trasparenza e intende modificare ancora la 185! Le esportazioni di armi italiane, in un solo anno sono quasi raddoppiate passando dai 722 milioni di euro del 2003 agli oltre 1317 milioni di euro del 2004. In parole semplici, le banche italiane rappresentano tuttora l’intermediario privilegiato per l’industria armiera nazionale che quest’anno ha accresciuto il proprio portafoglio d’ordini di oltre il 16% e, nell’ultimo quadriennio, di ben oltre il 72%(...). Avvertiamo la responsabilità di intervenire sul tema del commercio delle armi, in quanto ha una pesante ricaduta sulla vita dei poveri di molti Paesi del Sud del mondo”.
La lettera si concludeva con l’annuncio di un convegno “per un confronto aperto, chiaro e proficuo sia col mondo bancario, sia con i rappresentanti del Governo, delle Istituzioni, degli Enti locali e delle tante associazioni che in Italia e in Europa sono da tempo attente ai temi del commercio delle armi e del ruolo della finanza”. Ora il convegno è in preparazione. Si svolgerà a Roma il 14 gennaio 2006. Ci stiamo lavorando. Quanto prima diffonderemo il programma. Per ora è importante continuare a tenere alta l’attenzione. Facendo, ognuno, la propria parte. E non c’è dubbio che la parte più importante è quella del risparmiatore, di chi ha un conto in banca: come singolo cittadino, come Ente Pubblico, Parrocchia, Associazione, ecc. Buon lavoro e arrivederci a Roma.

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