NATO

Missionari in divisa

È una delle basi USAF più attive. Storia della Ugo Mara.
E dei soldati che vi abitano.
Stefano Ferrario

In diversi caldi pomeriggi tra giugno e metà luglio, all’aeroporto intercontinentale di Malpensa, si sono visti folti gruppi di passeggeri in divisa mimetica affollare gli ingressi del terminal per le “partenze” e in coda ai check-in prima di imbarcarsi a bordo d’aerei della compagnia “Eurofly”. Sono i militari italiani in partenza per l’Afghanistan. Infatti, a partire da agosto 2005, per la durata di 9 mesi, 800 soldati stanziati alla base NATO “Ugo Mara” di Solbiate Olona (VA), il corpo di reazione rapida della NATO in Italia, hanno il comando dell’intera spedizione militare ISAF-NATO (International Security Assistance Force: forza internazionale di sicurezza e assistenza) in Afghanistan: essa è composta di circa 8300 soldati provenienti da 37 Paesi; continueranno l’assistenza alla spedizione militare denominata “Enduring Freedom” (libertà duratura), “missione” composta di una coalizione a guida statunitense, avente come mandato la lotta al terrorismo internazionale.

Italiani coinvolti
Obiettivi della “missione” sono soprattutto quelli di assistere le istituzioni locali e di addestrare le forze di sicurezza afghane. Ricordiamo che i militari italiani già presenti in Afghanistan sono 1450, coinvolti nelle attività NATO; e 233 sono in sostegno a Enduring Freedom. In questi mesi la base NATO sta coinvolgendo con sempre più intensità il territorio, che vede anche la presenza di aziende a prevalente attività bellica quali Agusta e Aermacchi (con industrie a Samarate, Vergiate e Venegono Superiore), in un’ottica di militarizzazione delle coscienze e legittimazione degli interventi armati. Va, quindi, evidenziato che la preparazione e partenza dei militari per l’Afghanistan è stata accompagnata da numerose iniziative all’interno della base.
Ricordiamo la giornata ‘a porte aperte’ dedicata a giornalisti di Tv e stampa e, soprattutto, i festeggiamenti per il saluto al contingente italiano insieme a 12 sindaci e assessori dei Comuni limitrofi la base con relativi scambi di regali e la condivisa promessa di moltiplicare questi momenti di festa con costanza e continuità nei prossimi anni. E anche altri soggetti hanno voluto partecipare, a loro modo, al sostegno dei ‘missionari in divisa’ della NATO. È il caso degli scout dell’adiacente Busto Arsizio, con la collaborazione di molte parrocchie e asili della città, che hanno raccolto indumenti, viveri e giochi per le famiglie afghane, inviati insieme ai soldati, unitamente e una serie di “cd” musicali e video per i militari italiani già a Kabul e a Herat.

Una grande base
Ma facciamo un passo indietro e diamo ora uno sguardo all’area di 35 ettari che occupa la base NATO solbiatese. La “Ugo Mara” è situata tra le città di Varese e Milano, a pochi chilometri dall’aeroporto di Malpensa. Vi risiedono circa 2200 soldati appartenenti a 11 Paesi: Italia (71%), Regno Unito (7%), Stati Uniti (6%), Ungheria (4%), Grecia (3%), Germania (2,5%) e in numero inferiore militari provenienti da Olanda, Polonia, Portogallo, Spagna e Turchia. È evidente che è in corso un’ampia ristrutturazione che la porterà a essere la prima base NATO in Italia con organizzazione della residenza pari alle grandi basi americane negli Stati Uniti e in Europa. Infatti, è già in atto la costruzione di quello che è stato chiamato “Villaggio Monte Rosa”, un paese abitato dai militari e dalle loro famiglie, che prevede: la complessiva costruzione di 227 palazzine, 448 uffici, sale per congressi, impianti sportivi al coperto ed esterni, centri ricreativi, un centro medico, scuole, sportelli bancari, alcuni negozi e ampie aeree verdi dedicate a parco.
Cerchiamo ora di capire quali sono le attività che si svolgono dentro la “Mara”, attiva come base NATO a partire dal novembre 2001. Il comando di reazione rapida in Italia è in grado di gestire un totale di 60000 militari coinvolti in aree di conflitto. Ma come ciò sia possibile lo lasciano intuire, oltre al campo per le esercitazioni, i numerosi impianti con paraboliche e radar, semoventi o su strutture fisse che permettono alla base di essere una vera e propria ‘stanza dei bottoni’, un centro di comando predisposto per attuare una sorta di ‘guerra informatica’. In effetti, ogni attività è collegata all’uso di computer e ad alte tecnologie di comunicazione e monitoraggio satellitare; in ‘tempo reale’, ad esempio, a computer si sorvolano montagne e deserti, si pianificano blitz, soccorsi e spostamenti di truppe in ogni parte del globo.

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