Testimoni della coscienza
Perché
questo libro?
Perché
oggi si sente la necessità di scelte operate secondo coscienza, di persone
capaci di dire no. Questo monosillabo è una delle più belle e forti parole del
vocabolario: è con una contestazione dell’esistente, con un rifiuto della
realtà del momento – la quale pretende sempre di essere l’unica possibile e
la migliore – che inizia ogni valore. Questo libro intende proporre un
percorso storico con la presentazione di figure esemplari, alcune delle quali
pressoché sconosciute, che, in situazioni spesso drammatiche, hanno saputo dire
no alle pretese del potere, anteponendo le ragioni della coscienza perfino a
quelle della sopravvivenza.
Quali
sono i personaggi di cui si parla nel libro?
Vi
sono innanzitutto dei personaggi realmente esistiti: Socrate, Massimiliano di
Tebessa, Tommaso Moro, Pavel Florenskij, Franz Jägerstätter, gli studenti
della Rosa Bianca e il loro professore Kurt Huber. Poi vi è la figura di
Antigone, ossia una creazione letteraria. La presenza di questa protagonista
dell’omonima tragedia di Sofocle è dovuta al fatto che in Antigone, per la
prima volta nella storia della letteratura, si pone il problema del contrasto
fra la legge dello Stato e “le leggi degli dèi”, ossia delle norme sentite
come superiori.
Qual
è l’elemento che unisce tutti i personaggi qui presentati?
Il
filo rosso è la fedeltà a degli ideali, a dei principi morali assoluti, non
Quale
problema pongono in sintesi tutti questi personaggi?
Tutti
i personaggi pongono il problema del rapporto fra la coscienza e il potere, fra
il diritto dello Stato e una norma superiore e definitiva che non ammette
eccezioni. Utilizzando le categorie del Cristianesimo, il dilemma che si pone è
fra ciò che spetta a Dio e a Cesare. Questo problema cessa di essere una
disquisizione filosofica e si pone in termini drammaticamente esistenziali
quando ci si trova di fronte a una legge che in coscienza viene ritenuta
illegale. Per superare questo conflitto di coscienza gli Stati oggi prevedono,
in certe particolari situazioni, la possibilità dell’obiezione di coscienza:
è il caso ad esempio del servizio militare e dell’aborto. Anche la Chiesa
oggi afferma la possibilità, o meglio, la doverosità, di disobbedire a delle
leggi ingiuste. È scritto infatti nel Catechismo della Chiesa cattolica, al n.
2242: “Il cittadino è obbligato in coscienza a non seguire le prescrizioni
delle autorità civili quando tali precetti sono contrari alle esigenze
dell’ordine morale, ai diritti fondamentali delle persone o agli insegnamenti
del Vangelo. Il rifiuto d’obbedienza alle autorità civili, quando le loro
richieste contrastano con quelle della retta coscienza, trova la sua
giustificazione nella distinzione fra il servizio di Dio e il servizio della
comunità politica”. Nel passato questa possibilità non era ammessa: gli
Stati e le Chiese esortavano sempre all’obbedienza.
Possiamo
parlare di eroismo per tutte queste persone che hanno pagato con la vita la
fedeltà alla propria coscienza?
Il
bisogno di eroi è triste poiché presuppone situazioni orribili da affrontare e
perché l’eroismo ha a che fare con la morte, con il sacrificio, con la
rinuncia, tutte cose che sono una bella disgrazia e di cui sarebbe falso e
retorico compiacersi. L’eroismo autentico comunque non è l’esibizione di
muscoli morali gonfiati al silicone, bensì la semplicità, talora
inconsapevole, sempre disarmata, di persone che hanno messo in gioco perfino la
propria vita con la spontaneità con cui si assolvono i doveri quotidiani pure
quando sono spiacevoli, senza alcun piacere di farlo, ma senza nemmeno pensare
di tirarsi indietro.