Il dialogo come bene comune. Il Forum Sociale Europeo di Atene

1 giugno 2006 - Gaetano Colantuono

Il IV Forum sociale europeo (FSE) si è tenuto fra 4 e 7 maggio nella cornice invero suggestiva di Atene, o per meglio dire del Pireo. Trascurato – con accanimento meritevole di ben altra causa – dalla grande stampa italiana e occidentale, questo Forum è stato articolato da tre giorni di seminari e workshop, con la partecipazione di decine di migliaia di attivisti/e, studiosi/e e volontari/ie. Fra le note positive si segnalano la maggiore partecipazione dai Paesi dell’Europa centrale e orientale, la costituzione di alcune reti tematiche a livello continentale (al di là delle asfittiche barriere dell’Unione Europea), il coinvolgimento (pur non facile né pacifico) di alcune organizzazioni del mondo arabo e musulmano.
Fra i diversi momenti vissuti durante quelle giornate – segnate da un salutare fervore, consueto per chi oramai da anni frequenta i social forum – vorrei in questa sede ricostruirne alcuni particolarmente significativi. Con non poche difficoltà – e di varia natura – sta proseguendo il lavoro di tessitura di contatti, relazioni e di ricerca per comuni riferimenti valoriali e politici fra gruppi delle varie sponde di quel mar Mediterraneo che nelle pause dei lavori osservavamo con la voglia di immergerci. E, chissà, di gettare metaforicamente le ancore. Quale relazione con alcuni gruppi “islamisti” politici, che pure cercano l’interlocuzione con i movimenti anti-globalizzazione? Sono state le donne stesse a confrontarsi in maniera accesa con posizioni diverse sulla questione: ed è opportuno che tal confronto fra loro continui.
Ma come comportarsi verso gli altri fondamentalismi, compreso quello “cristiano”? La risposta è tenacemente tentata dalle consolidate prove di dialogo fra culture e religioni, portate avanti da alcuni benemeriti movimenti (Pax Christi, Beati costruttori di pace, Noi siamo chiesa…) e da alcuni teologi e studiosi di religione. In tal senso rilievo particolare va dato ad un seminario organizzato da alcuni movimenti religiosi italiani sul tema Una condivisa etica sociale delle religioni monoteistiche per il futuro dell’Europa. Vi hanno partecipato come relatori il rabbino Jeremy Milgrom (Israele), Mohsen Mouelhi (della comunità sufi in Italia) e Athanasios Hatzopoulos (vescovo ausiliario di Atene per la chiesa greco-ortodossa). La sala si è andata via via riempiendo e già questo è consolante: segno che almeno nei social forum l’interesse per il dialogo inter-religioso non è andato scemando, sotto il peso di un’agenda politica vasta, eterogenea e spesso ancora dettata dalle contingenze.
Anzi il dialogo fra le religioni del Mediterraneo va ricalibrato con una prospettiva differente, che valorizzi voci, esperienze e competenze (anche in sede storica) altrimenti ignorate nel dibattito pubblico, che promuova punti di vista periferici e dal basso. Prossima tappa sarà un incontro delle società civili, denominato Mediterranean Links, incentrato su pace, giustizia, diritti e democrazia (da tenersi a Roma fra 3 e 5 novembre) e presentato proprio ad Atene. Come ha ottimamente affermato Tonio dell’Olio (animatore di Pax Christi e ora anche di Libera) “il dialogo fra religioni può avvenire o alla sorgente (la spiritualità, il desiderio di Dio) o alla foce (la vita). In mezzo c’è la dottrina, che genera divisioni”.
La vera sfida si giocherà, come al solito, nei luoghi della vita concreta, quotidiana: la propria famiglia, il posto di lavoro, il sindacato, la parrocchia, il partito, le aule scolastiche (e qui ripenso alle mie carissime alunne), la ricerca storica. Un FSE riprende non appena si ritorna a casa (per chi c’è ne ha una). Appunto, ripartiamo dai nostri “vissuti”. E da noi viventi.

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