ASSOCIAZIONI

Un’Europa da costruire

Città attive per la pace e la democrazia in Europa.
L’ALDA in prima linea per la pace.
Stefania Toriello (Project Manager ALDA)


ALDA

Tanti programmi Locali, un’unica Rete europea

 

Il nostro passato

Quando nel 1999 nasce l’ALDA, l’Associazione delle Agenzie della Democrazia locale, l’intento è quello di raccogliere in un’unica rete le 10 Agenzie della Democrazia locale (ADL), esistenti già dal 1993. Le ADL, agenzie istituite dal Congresso dei Poteri locali e regionali del Consiglio d’Europa, vengono inizialmente concepite per offrire assistenza alle città della ex Jugoslavia devastate dalla guerra, grazie al partenariato con enti locali e organizzazioni non governative dell’Europa occidentale. Con la fine della guerra nella ex Jugoslavia, le energie dell’ALDA dalla gestione della crisi post-bellica si sono dirette sempre più verso la promozione dello stato di diritto, delle riforme democratiche, con particolare enfasi sulla pace, promozione di relazioni tolleranti e fiduciose tra la popolazione all’interno delle comunità locali. Sin dal suo esordio, l’ALDA ha prescelto la metodologia del partenariato con i rappresentanti delle comunità locali, delle municipalità: partire dalle risorse in loco per andare incontro alle esigenze locali.

Il nostro presente

Nella decade dalla sua fondazione, l’ALDA da essere un programma pilota è oggi uno dei più importanti attori locali che promuovono il processo di stabilità e democratizzazione nel Sud-Est Europa. In qualità di coordinatore della rete delle ADL, l’ALDA facilita la collaborazione tra le 11 Agenzie della Democrazia locale e i 133 membri e i 200 partner tra ONG, città, province e regioni provenienti da oltre 22 Paesi dell’Europa.

Le ADL, che agiscono con ampia autonomia, rispondono egregiamente ai bisogni locali. Costituiscono, potremmo dire, un ponte tra le istituzioni locali e la società civile. Lavorano con la comunità locale con trainings, campagne di sensibilizzazione, iniziative di promozione del dialogo interculturale e della partecipazione della società civile ai processi decisionali a livello locale. Altri progetti riguardano, tra gli altri, lo sviluppo economico, i rifugiati, l’educazione, l’ambiente, i giovani, la cultura, i media.

Tra le altre organizzazioni con cui l’ALDA collabora rientrano il NALAS (l’Associazione Nazionale delle Autorità locali del Sud-Est Europa), l’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa), l’UE, l’ONU, e in particolare l’Alto Commissariato per i Rifugiati. Pur con il suo alto livello di relazioni internazionali, l’ALDA rimane devota al suo mandato originario di rafforzare la democrazia a livello locale. Ne è concreta testimonianza il fatto che le ADL siano stabilite sempre in città che non siano capitali, ma in realtà piccole che sono più facilitate nella vicinanza ai cittadini.

Il nostro futuro

Poiché il suo programma continua a trovare successo nei Balcani, l’ALDA svolge un ruolo importante anche nell’allargamento dell’Unione Europea. Grazie alla sua esperienza nella ex Jugoslavia, è il partner ideale per l’ampliamento delle attività nel Sud-Est Europa. L’ALDA, riconoscendo gli effetti decisivi che l’annessione dei Paesi confinanti con l’UE avrà sull’intero Sud-Est Europa, s’impegna attivamente per il rafforzamento del partenariato con organizzazioni attraverso il continente al fine di assicurare una stabile transizione che benefici tutti i Paesi della Regione balcanica, che sono già tutti membri del Consiglio d’Europa.

L’ALDA dal 2005 ha allargato il suo sguardo anche a Nord-Est. Tra gli altri l’ALDA ha avviato in Bielorussia nel corso del 2005 un progetto pilota e sta per iniziarne un altro sulla promozione dei diritti umani dei gruppi vulnerabili. Inoltre a ottobre 2006 sarà inaugurata una nuova Agenzia della Democrazia locale a Kutaisi in Georgia e nel 2007 un’ADL in Albania. Invero, la strategia futura dell’ALDA è di rafforzare il processo di stabilizzazione e accessione nei Balcani e allo stesso tempo di sperimentare se la metodologia delle ADL, unica nel suo genere, possa avere successo anche in altre zone del mondo che presentano similarità con la difficile realtà della ex Jugoslavia.

 

Nel maggio del 1945, gli abitanti dell’Europa si svegliarono dal peggior incubo della storia moderna, durante il quale milioni di persone persero la vita, gli affetti, la casa. Intere popolazioni furono annientate, i confini rimossi, le nazioni annullate. Si disse che nessun poeta avrebbe potuto scrivere dopo gli orrori perpetrati ad Auschwitz. Ancora infreddoliti e affamati gli abitanti d’Europa iniziarono un cammino non facile verso la ricostruzione della fiducia reciproca e il rispetto tali da permettere un effettivo raggiungimento della pace in Europa occidentale, sotto quel comune “ombrello” che oggi noi chiamiamo: Unione Europea. C’erano però, appena pochi anni dopo la fine della guerra, cento milioni di medesimi cittadini europei dispersi dietro la “cortina di ferro”. Persone che non hanno goduto dei benefici della pace e della ricchezza per ben quarant’anni. Oggi, 25 Stati europei sono ancora insieme per condividere un futuro comune. Ma la pace, la libertà, la sicurezza non si ottengono gratuitamente. Ci sono fragili traguardi che non possono essere considerati delle certezze. L’Europa di oggi non è libera da violenze di tipo etnico e da discriminazioni. Gli stereotipi e i pregiudizi verso gruppi etnici e all’interno di Stati che sono uniti, esistono ancora. La democrazia è un impegno quotidiano che ha bisogno di cittadini convinti che la formino e la sviluppino ulteriormente. Il tempo passa e il sentimento “mai un’altra volta” sembra sbiadire nella memoria collettiva dell’Europa odierna.
Questo sentimento non è più in grado di mobilitare l’opinione pubblica o di ispirare un movimento popolare come quello esistente alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Esso aveva contribuito in gran parte a dare inizio al progetto europeo. Questi anni possono essere l’ultima occasione per condividere le memorie di coloro che hanno vissuto durante i disastri della Guerra.
Città per la pace
È in questo contesto che è stata concepito il progetto “Città attive per la Pace e la Democrazia in Europa”, finanziato dalla Commissione Europea. L’ALDA, da anni impegnata in prima linea per la promozione della pace e dei diritti umani, scommette ancora una volta sul tema delicato della pace e lo fa questa volta con un progetto rivolto soprattutto ai giovani europei. Tre sono gli obiettivi principali: migliorare la comprensione del ruolo dei poteri locali come attori nella realizzazione della pace e della democrazia in Europa; coinvolgere i cittadini, in particolar modo i giovani; partecipare al processo di costruzione dell’Unione Europea con un ulteriore valore aggiunto condotto dal ruolo attivo dei poteri locali e la partecipazione della loro comunità. 70 iniziative in tutta Europa, promosse da enti locali o associazioni (soprattutto giovanili) attive nel campo della pace e dei diritti umani, potranno beneficiare di un cofinanziamento. Le organizzazioni interessate troveranno il bando sul sito dell’ALDA e potranno partecipare alle selezioni inviando un’idea progettuale. Le selezioni avverranno in 4 Paesi, grazie alla diffusione del progetto realizzata dai partner: Cités Unies France (Associazione degli enti locali francesi); Warmian and Mazurian Association of Communities (Associazione degli enti locali polacchi); Associazione nazionale
Per ulteriori informazioni Stefania Toriello, Project Manager ALDA Associazione delle Agenzie della Democrazia locale tel. 0444-540146; fax 0444-231043; cell. 349-7160034 stefania.toriello@aldaintranet.org www.ldaaonline.org
dei Comuni italiani (ANCI); Coordinamento Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani; Associazione locale delle Municipalità e dei Comuni della Prefettura di Karditsa (Grecia).
L’idea di fondo di questa iniziativa non è di limitarsi a riflettere sul “ricordo” ma, attraverso il dibattito e lo scambio di diverse esperienze, raccogliere nuove forme di mobilitazione che renderanno gli europei di oggi impegnati nel processo di costruzione dell’Europa. Non solo commemorare il passato, ma, anche con la prospettiva del cinquantesimo anniversario della firma del Trattato di Roma (25 Marzo 2007), riflettere su come i cittadini europei possano attivamente contribuire a fare dell’Europa il loro spazio nel quale potersi sentire liberi e sicuri. Uno spazio dove anche gli enti locali possano essere attivi, crescere, usare i loro talenti, imparare gli uni dagli altri e fare in modo che i cittadini si sentano apprezzati, rispettati e che l’esperienza senza precedenti di sessant’anni di pace possa continuare a costituire il presente per i cittadini dell’Europa.

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