ECOMOMIA

Voi a Cernobbio noi a Bari

In Puglia la IV edizione del contro-vertice che vuole rilanciare un’idea diversa di economia: disarmata, sostenibile, umana.
Giulio Marcon (Campagna Sbilanciamoci!)

Anche quest’anno a Cernobbio non ci andiamo. Lì, tra gli stucchi dorati di ville di lusso sul lago di Como e “colazioni di lavoro” servite da camerieri di prima categoria, manager, finanzieri e imprenditori di rango sono a discutere (rito, tra l’altro assai costoso per chi partecipa, che si ripete da più di 30 anni) di come rendere più dominante il mercato e più flessibile il lavoro. Noi invece, come “Sbilanciamoci!”, ci siamo incontrati a un migliaio di chilometri più a Sud con gli operatori dell’economia sociale, gli attivisti dei movimenti, dei ricercatori economici per discutere su come costruire un nuovo modello di sviluppo.

Il valore dei beni comuni

Quest’anno la IV edizione della controCernobbio organizzata da “Sbilanciamoci!” si è tenuta a Bari dal 31 agosto al 3 settembre. Il tema era quello dei beni comuni, declinato nella dimensione dell’economia, della produzione, del lavoro, dei consumi. E non solo. La Puglia e Bari non possono non richiamare altri temi importanti per un’“economia diversa” a partire da un rinnovato e innovativo ruolo del nostro Mezzogiorno: il rapporto tra imprese e legalità, il Mediterraneo come crocevia dell’incontro tra civiltà, luogo di scambi e cooperazione, il disarmo del territorio e una politica di pace di fronte ai conflitti che interessano le sponde vicine. E le alternative: quelle di un’altra economia, fondata sui diritti, il welfare, la pace e i beni comuni contro il modello di sviluppo neoliberista, energivoro, ingiusto e portatore di guerre. Tutto questo assume una particolare importanza nel contesto di un laboratorio – quello pugliese – che in questi mesi ha saputo collegare le mobilitazioni sociali con un ruolo avanzato delle istituzioni locali che hanno saputo accogliere alcune delle istanza più significative: l’opposizione a quelle strutture disumane che sono i CPT (Centri di Permanenza Temporanea), la valorizzazione del carattere pubblico dell’acqua, la lotta alle mafie, il sostegno al ruolo del settore pubblico nello sviluppo economico locale.

Scelte di fondo

L’attuale difficile situazione economica del Paese impone alcune scelte di fondo. Primo: non bisogna farsi strozzare da un rientro del deficit troppo rapido, perché ciò rischia di avere pesanti ripercussioni sociali (tagli alla spesa sociale ecc.). L’immediato obiettivo, essenziale, è la stabilizzazione del rapporto deficit/PIL (e già sarebbe un segnale enorme all’economia internazionale) e solo grazie a una ripresa dell’economia reale si potrà procedere a una riduzione più sostenuta: si tratta di prevedere almeno un anno in più di tempo rispetto alle scadenze prefissate. Secondo: per fare questo è necessario combinare il taglio agli sprechi e a quella spesa pubblica non virtuosa (come la spesa militare o i sussidi “perversi” alle imprese) e una politica fiscale più incisiva sia nella lotta all’evasione sia sul fronte della giustizia ed equità. Secondo i calcoli di “Sbilanciamoci!” con una serie di misure ad hoc (innalzamento della tassazione sulle rendite, ripristino tasse di successione, minimum tax per le imprese troppo a lungo incapienti, carbon tax, varie tasse di scopo ecc.) si potrebbero trovare oltre 10 miliardi di risorse fresche. In questo contesto, la manovra di inizio estate da 7 miliardi (buona perché non taglia per l’ennesima volta le spese sociali e colpisce finalmente i privilegi di alcune corporazioni) rinvia però il discorso alla finanziaria, la vera prova del fuoco per l’indirizzo della politica economica del nuovo governo. Lì avremo modo di vedere se la strada sarà quella vecchia di un neoliberismo temperato e “dal volto umano” – sotto la tutela dell’idolatria del PIL e del mercato – o invece quella di un nuovo riformismo sociale che innova anche sul terreno del modello di sviluppo, con forme di creatività (non finanziaria) politico-culturale che costruisce forme di economia diversa sul terreno della sostenibilità, dell’equità e della giustizia sociale. La sfida è sempre quella: come ridare speranza a una diversa idea di economia – disarmata, sostenibile, umana, giusta – che sia centrata sulle persone e non sul mercato, sulla cooperazione e non sulla competitività, sui diritti e non sui privilegi, sulla pace e non sulla guerra? È questa la sfida che da Bari la IV edizione della controCernobbio ha rilanciato.

 

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