Voi a Cernobbio noi a Bari
Anche
quest’anno a Cernobbio non ci andiamo. Lì, tra gli stucchi dorati di ville di
lusso sul lago di Como e “colazioni di lavoro” servite da camerieri di prima
categoria, manager, finanzieri e imprenditori di rango sono a discutere (rito,
tra l’altro assai costoso per chi partecipa, che si ripete da più di 30 anni)
di come rendere più dominante il mercato e più flessibile il lavoro. Noi
invece, come “Sbilanciamoci!”, ci siamo incontrati a un migliaio di
chilometri più a Sud con gli operatori dell’economia sociale, gli attivisti
dei movimenti, dei ricercatori economici per discutere su come costruire un
nuovo modello di sviluppo.
Il
valore dei beni comuni
Quest’anno
la IV edizione della controCernobbio organizzata da “Sbilanciamoci!” si è
tenuta a Bari dal 31 agosto al 3 settembre. Il tema era quello dei beni
comuni, declinato nella dimensione dell’economia, della produzione, del
lavoro, dei consumi. E non solo. La Puglia e Bari non possono non richiamare
altri temi importanti per un’“economia diversa” a partire da un rinnovato
e innovativo ruolo del nostro Mezzogiorno: il rapporto tra imprese e legalità,
il Mediterraneo come crocevia dell’incontro tra civiltà, luogo di scambi e
cooperazione, il disarmo del territorio e una politica di pace di fronte ai
conflitti che interessano le sponde vicine. E le alternative: quelle di
un’altra economia, fondata sui diritti, il welfare, la pace e i beni comuni
contro il modello di sviluppo neoliberista, energivoro, ingiusto e portatore di
guerre. Tutto questo assume una particolare importanza nel contesto di un
laboratorio – quello pugliese – che in questi mesi ha saputo collegare le
mobilitazioni sociali con un ruolo avanzato delle istituzioni locali che hanno
saputo accogliere alcune delle istanza più significative: l’opposizione a
quelle strutture disumane che sono i CPT (Centri di Permanenza Temporanea), la
valorizzazione del carattere pubblico dell’acqua, la lotta alle mafie, il
sostegno al ruolo del settore pubblico nello sviluppo economico locale.
Scelte
di fondo
L’attuale
difficile situazione economica del Paese impone alcune scelte di fondo. Primo:
non bisogna farsi strozzare da un rientro del deficit troppo rapido, perché ciò
rischia di avere pesanti ripercussioni sociali (tagli alla spesa sociale ecc.).
L’immediato obiettivo, essenziale, è la stabilizzazione del rapporto
deficit/PIL (e già sarebbe un segnale enorme all’economia internazionale) e
solo grazie a una ripresa dell’economia reale si potrà procedere a una
riduzione più sostenuta: si tratta di prevedere almeno un anno in più di tempo
rispetto alle scadenze prefissate. Secondo: per fare questo è necessario
combinare il taglio agli sprechi e a quella spesa pubblica non virtuosa (come la
spesa militare o i sussidi “perversi” alle imprese) e una politica fiscale
più incisiva sia nella lotta all’evasione sia sul fronte della giustizia ed
equità. Secondo i calcoli di “Sbilanciamoci!” con una serie di misure ad
hoc (innalzamento della tassazione sulle rendite, ripristino tasse di
successione, minimum tax per le imprese troppo a lungo incapienti, carbon tax,
varie tasse di scopo ecc.) si potrebbero trovare oltre 10 miliardi di risorse
fresche. In questo contesto, la manovra di inizio estate da 7 miliardi (buona
perché non taglia per l’ennesima volta le spese sociali e colpisce finalmente
i privilegi di alcune corporazioni) rinvia però il discorso alla finanziaria,
la vera prova del fuoco per l’indirizzo della politica economica del nuovo
governo. Lì avremo modo di vedere se la strada sarà quella vecchia di un
neoliberismo temperato e “dal volto umano” – sotto la tutela
dell’idolatria del PIL e del mercato – o invece quella di un nuovo
riformismo sociale che innova anche sul terreno del modello di sviluppo, con
forme di creatività (non finanziaria) politico-culturale che costruisce forme
di economia diversa sul terreno della sostenibilità, dell’equità e della
giustizia sociale. La sfida è sempre quella: come ridare speranza a una diversa
idea di economia – disarmata, sostenibile, umana, giusta – che sia centrata
sulle persone e non sul mercato, sulla cooperazione e non sulla competitività,
sui diritti e non sui privilegi, sulla pace e non sulla guerra? È questa la
sfida che da Bari la IV edizione della controCernobbio ha rilanciato.