ECOLOGIA

Far pace con la terra

Una terra violata. Risorse a uso e consumo personale. A scapito del pianeta terra e delle generazioni future. La Giornata per il Creato accende i riflettori delle coscienze sul problema ecologico.
Simone Morandini
Nuova pagina 1

Non è difficile cogliere nella forma attuale dei nostri rapporti con la terra una componente violenta, guidata dall’avidità e dall’incuria. Abitiamo un sistema dominato dalla frenesia del consumo, ormai vero motore delle dinamiche economiche, e per sostenerlo nessun prezzo sembra troppo alto. Lo sfruttamento oltre ogni limite delle risorse naturali si accompagna così al conflitto, come pratica ormai normale per assicurarsene il controllo (si pensi all’acqua e alle risorse energetiche). Sperimentiamo, però, anche le drammatiche conseguenze di tale forma di vita, che ha determinato un profondo degrado dell’ecosistema planetario. Pensiamo al mutamento climatico, che sta modificando profondamente quelle strutture naturali delle quali vive la comunità umana e la biosfera tutta. Pensiamo al degrado delle nostre città, cui sempre più spesso le amministrazioni locali si trovano a far fronte, come a vera e propria emergenza ambientale. Pensiamo, ancora, all’inquinamento nelle sue varie forme e al suo impatto sul territorio e sulla vita delle persone. Pensiamo, infine, alla riduzione della biodiversità, depauperata dall’estinzione di un numero crescente di specie animali e vegetali.

Sono fattori diversi, ma convergenti nel segnalare una condizione preoccupante: gli equilibri della terra – il pianeta che ci è dato di abitare – stanno cambiando a una velocità che rende impossibile prevederne con chiarezza le conseguenze. Stiamo imponendo, infatti, ai ritmi lenti dell’evoluzione biologica di adeguarsi alla frenesia di una storia veloce, che sembra vedere nel cambiamento qualcosa da perseguire sempre e comunque, indipendentemente dai costi. Non sappiamo bene in che mondo vivranno le prossime generazioni – i nostri e i loro figli – ma certo le scelte che noi facciamo oggi saranno determinanti per il loro domani. Condividiamo, insomma, una responsabilità importante nei confronti dell’umanità futura, ma non sempre ci rendiamo conto di quali esigenze essa ci ponga. I nostri stili di vita determinano un crescente consumo di risorse (anche di quelle non rinnovabili), mentre la produzione di rifiuti eccede largamente le capacità di smaltimento dell’ecosistema e le modalità tramite le quali produciamo e utilizziamo l’energia interferiscono pesantemente con i cicli dell’ecosistema planetario.

Un annuncio di pace

Per i credenti leggere tale contesto alla luce della Scrittura significa evidenziarne drammaticamente la natura violenta, ben diversa da quella riconciliazione tra l’uomo e la terra, cui ci richiama il profeta Isaia. Nella prospettiva biblica il mondo non è semplice cava di materiali per l’azione umana, ma piuttosto giardino, splendido dono da abitare e da coltivare, ma anche da tutelare con cura, ben consci della sua delicata fragilità. In questa direzione siamo richiamati dalla Giornata per il Creato che in questo 2006 anche la Chiesa cattolica italiana ci invita a celebrare, con un messaggio dal titolo “Dio pose l’uomo nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse”, con riferimento a Gen. 2,15 (il Messaggio e i materiali relativi alla Giornata sono reperibili nel sito www.chiesacattolica.it, all’interno dell’area dedicata all’Ufficio per i Problemi Sociali e il Lavoro).

È importante comprendere bene il senso di un segno che domanda una lettura attenta, ma soprattutto un rinnovamento delle nostre pratiche.Per la tradizione cristiana – come del resto per l’ebraismo e l’Islam – il mondo è, infatti, creazione: il credo si apre col riferimento a “Dio Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra”. La stessa Scrittura si apre proprio con la narrazione della creazione di un mondo sette volte buono, prima grande opera di Dio, che sorge dalla sola parola, senza violenza. Il mondo sarà pure lo spazio dell’Incarnazione, quando il Signore Gesù verrà ad annunciarvi la pace, aprendolo al soffio riconciliatore dello Spirito. Non stupisce, allora, che il tema accomuni le confessioni cristiane: la fede nella creazione non divide cattolici, protestanti e ortodossi, anche se essa viene declinata in forme diverse dalle varie confessioni.

La fede cristiana, però, porta in sé anche un forte appello a riconoscere l’importanza del mondo creato per la vita dell’umanità presente e futura: la stessa Scrittura che definisce l’uomo e la donna immagine di Dio (Gen. 1, 26) ricorda pure che siamo creati dalla terra (adam è tratto dalla adamah) e chiamati coltivare e custodire il giardino in cui Dio ci colloca (Gen. 2, 15). Proprio sugli ultimi due verbi questa Giornata ci invita a meditare: la prima ricorda che la terra è dono per l’essere umano, che viene invitato a lavorarla per trarne ciò che gli consente di vivere umanamente. La seconda, però, porta in sé una sottolineatura differente: la terra va custodita, prendendosi cura della creazione buona di Dio, per salvaguardarla contro ciò che la minaccia, mettendo a rischio la vita di coloro che la abitano.

Le Chiese e la creazione

Forti indicazioni in tal senso sono venuti da Giovanni Paolo II, che già nel 1990 aveva dedicato al tema il Messaggio per la Giornata della Pace: Pace con Dio Creatore, pace con tutto il creato. Gli ultimi anni della sua vita, poi, hanno visto richiami sempre più frequenti a una “conversione ecologica” di fronte al baratro verso cui l’umanità rischia di incamminarsi, di fronte a uno sviluppo che la globalizzazione sta rendendo sempre più insostenibile. Lo stesso Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa Cattolica dedica ai temi ambientali il capitolo X (ben una ventina di pagine!), ma anche una fitta rete di riferimenti che attraversano l’intero testo. Anche papa Benedetto XVI, in occasione della Pentecoste, si soffermava sull’azione creatrice dello Spirito, che evidenzia l’inaccettabilità di tante forme di abuso del creato e ci invita a far nostra la stessa “responsabilità di Dio per il suo mondo, per l’umanità intera” (3 giugno 2006).

Soprattutto, però, un’attenzione particolare per la salvaguardia del creato è presente da oltre trent’anni nel movimento ecumenico: già nel 1974 il Consiglio Ecumenico delle Chiese parlava della necessità di una società sostenibile. La riflessione sul tema è cresciuta negli anni Ottanta-Novanta, per culminare nelle grandi Assemblee di Basilea (1990) e Seul (1991). Nel 1997, poi, la II Assemblea Ecumenica Europea invitava alla “riconciliazione con la creazione”, invitando a un comune impegno dei credenti europei in quest’ambito. Non stupisce, allora, che proprio nell’ultimo decennio siano emersi importanti percorsi ecumenici di collaborazione sul tema ambientale: la KEK (Conferenza delle Chiese Europee) ha promosso l’ECEN (Environmental Christian European Network, Rete cristiana ambientale europea) che raccoglie credenti di diverse Chiese. Da parte sua il CCEE (Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee) ha promosso una serie di sei incontri (1999-2004) per i delegati per l’ambiente delle diverse Conferenze Episcopali, per favorire lo scambio di esperienze e far crescere la sensibilità al tema.

Dall’ambito ecumenico viene pure la stessa suggestione della Giornata per il Creato: ancora nel 1989 il patriarca ortodosso di Costantinopoli, Dimitrios, lanciava la proposta di una giornata di preghiera per la creazione, da celebrarsi il 1° settembre, primo giorno dell’anno liturgico ortodosso. Il suo successore Bartholomeos sottolineerà più volte l’importanza dell’iniziativa, che sarà ripresa nel 1997 dall’Assemblea di Graz per diffondersi poi a livello europeo. Anche il n. 9 della Charta Oecumenica ne evidenzia l’importanza per le Chiese d’Europa: “Credendo all’amore di Dio creatore, riconosciamo con gratitudine il dono del creato, il valore della bellezza della natura. Guardiamo tuttavia con apprensione al fatto che i beni della terra vengono sfruttati senza tener conto del loro valore intrinseco, senza considerazione per la loro limitatezza e senza riguardo per il bene delle generazioni future [...]. Raccomandiamo l’istituzione da parte delle Chiese europee di una giornata ecumenica di preghiera sulla salvaguardia del creato”. Importante, dunque, la dimensione ecumenica: ovunque possibile le iniziative per la Giornata del Creato avranno carattere interconfessionale, a evidenziare il comune impegno dei cristiani sul tema.

Nella realtà italiana

A partire da quest’anno, dunque, anche la Chiesa cattolica italiana accoglie un’iniziativa che già viveva in una dimensione europea, ma che anche nel nostro Paese veniva celebrata da alcune Diocesi (Bolzano-Bressanone, Milano, Venezia, Reggio Calabria...), come pure dalle Chiese valdesi, metodiste e battiste. Non si tratta, comunque, della prima espressione di attenzione per tali tematiche da parte dei vescovi italiani. In tale direzione guardano, ad esempio, in questi ultimi anni la nota elaborata nel 2005 dalla Commissione Episcopale per i Problemi Sociali e il Lavoro, Frutto della terra e del nostro lavoro. Mondo rurale e Chiesa in Italia, come pure i due documenti delle CE regionali del Piemonte (2005) e della Sicilia (2005).

E va pure ricordato che già nel 1999 l’Ufficio Nazionale per i Problemi Sociali e il Lavoro, con la collaborazione del Servizio Nazionale per il Progetto Culturale, avviava il gruppo di lavoro “Responsabilità per il Creato”, che ha promosso varie iniziative, curando anche diverse pubblicazioni (ad esempio, Responsabilità per il creato. Un sussidio per le comunità, Elledici, 2002; Per il futuro della nostra terra. Prendersi cura della creazione, Lanza /Gregoriana 2005). Da segnalare anche il database di documenti ecclesiali sulla responsabilità per il creato, curato dalla Fondazione Lanza e accessibile dalla sezione Pubblicazioni del sito del Progetto Culturale (www.progettoculturale.it). Sono solo piccoli segni, ma evidenziano un’attenzione per la terra che anche nelle comunità italiane cresce e si diffonde, benché solo gradualmente. Confidiamo che la Giornata per il Creato sia un’occasione significativa perché essa trovi una diffusione più ampia, andando a toccare la vita concreta delle nostre comunità, nella sua dimensione formativa, ma anche nella concretezza degli stili di vita. La pace di Cristo va vissuta anche con la terra, in un’attenzione per il creato che è assieme responsabilità per le generazioni future e confessione di quel Dio che ama appassionatamente la sua creazione.

Ultimo numero

Rigenerare l'abitare
MARZO 2020

Rigenerare l'abitare

Dal Mediterraneo, luogo di incontro
tra Chiese e paesi perché
il nostro mare sia un cortile di pace,
all'Economia, focus di un dossier,
realizzato in collaborazione
con la Fondazione finanza etica.
Mosaico di paceMosaico di paceMosaico di pace

articoli correlati

    Realizzato da Off.ed comunicazione con PhPeace 2.7.15