Il peso specifico delle parole
Le grandi lotte sono mosse dalla stessa affettività che lega due amanti.
Nell’intuizione di alcuni versi poetici, che nacquero nel sogno mistico-politico centroamericano un po’ di anni fa, cantava il sogno. Così scrisse, una e più volte, il poeta e monaco Ernesto Cardenal:
Fin dal principio ci fu un’unione.
Anche se al protone e neutrone,
un protone li separò per sempre.
“Non conviene che l’uomo stia solo”
per cui non è umano un uomo solo.
L’umano come comunità: [...]
Un giorno nel Pacifico, di fronte alle coste del Nicaragua,
pescando con Bosco pargos rojos
nel mare blu con il cielo blu,
come un mare di pittura blu.
E all’improvviso due tartarughe, agganciate,
una sopra all’altra
facendo l’amore nel mare
così come l’hanno sempre fatto
fin dal principio della loro specie
per riprodursi e produrre sempre più specie.
Lo stesso atto nel mare da milioni di anni
per amore
alla specie umana
e al suo culmine
il comunismo.
Questo atto realizzato fin dall’inizio del mondo.
E... pensai in Matteo 19,12.
C’è anche colui che non si sposa
per amore al regno dei cieli, al comunismo
come la tartaruga sola a metà del Pacifico.
Sola sotto il cielo
una sola cosa con il cielo...
Ascoltando questo poema sento tutta l’insufficienza del nostro modo di pensare e sognare la società, la vita, la politica. Un linguaggio sclerotizzato, così come sclerotizzato sembra essere anche il sogno. Certamente questi versi sparsi possono apparire ancora una volta utopici, e le parole, i termini troppo a rischio: un sogno in più da lasciare nel vento.
Oggi, parole come “comunismo” fanno parte di quella alchimia ancestrale che già non sappiamo più chi la inaugurò e come nacque e ciò che davvero significava. Per alcuni questa parola è ancora motivo di polemici scontri; riaccende gli animi e l’energia per continuare la caccia alle streghe e ai fantasmi. Per altri è solo un’eco nostalgica quasi uguale a una perduta giovinezza, mentre il poeta continua a rimettere insieme le parole e i loro veri significati, rasentando ancora una volta il rischio per lo strano desiderio di tornare a essere amante della vita.
Sogni comuni
Anch’io, come il poeta, voglio condividere alcune idee o intuizioni che nascono in me quando mi ritrovo a pensare,a contemplare i fenomeni socio-politici e culturali della nostra storia contemporanea.Il monaco e poeta Ernesto Cardenal, senza difficoltà, raccontava la passione più mistica degli esseri umani e del cosmo come passione di amore, ricerca collettiva, equilibrio di giustizia,avvicinandola a ciò che nel Vangelo si chiama Regno e nella storia alcuni rievocarono come un anelito comunitario,sogno socio-politico circolare, coltivato nel desiderio di un mondo uscito fin dall’inizio dalle sue più intime e collettive solitudini.
È partendo da questo sottile gioco di energie vitali che certamente superano l’ambiguità storica dei termini. In effetti ci potrebbe scandalizzare l’uso del termine “regno” conoscendo il significato storico dei regni... così come ad alcuni scandalizza il termine “comunismo” pensando, anche qui, alle realizzazioni storiche di questo termine. Ma io vorrei superare l’effetto che queste due parole – certamente a rischio – possono provocare in noi, per riscattare il sogno che soggiace nelle nostre vite, per osare ancora una volta il rischio non delle parole ma dei sogni che ci accompagnano giorno e notte, anche quando non diamo loro un nome o non li seguiamo.
Sogni che accomunano i pescatori del Mediterraneo e degli Oceani; gli essere umani e le tartarughe, i gabbiani, i delfini... I monaci e i noti sognatori del mondo planetario e comunitario, delle polis e dei deserti. Nello spazio storico comune si intrecciano le dimensioni della vita e del mistero che quasi sempre abbiamo mantenuto separate tra loro: mistica e politica; affetti e politiche, separando così la giustizia e la pace dagli equilibri più segreti della vita di donne e uomini amanti. Nel canto del poeta il gioco dell’amore, della biodiversità o degli esseri umani sembra ritrovare accoglienza dentro i parametri socioculturali e comunitari dei popoli. Le grandi utopie socio-politiche sembrano convertirsi e intrecciarsi con i sogni più elementari e più caldi della vita, così che il sogno del regno, il sogno comunitario di molte donne e uomini, coincide con i sogni degli amanti e dell’amore: lo stesso atto nel mare da milioni di anni...
Queste parole ci raggiungono come una brezza fresca nel mezzo dell’oceano contemporaneo delle nostra politiche postmoderne e della nostra prassi cristiana senza più rischio, senza più coraggio e così dogmatica e ripetitiva da rendere gli imperativi etici anonimi, senza volti e senza corpo.
Se analizziamo la nostra storia ufficiale, possiamo dire che i grandi temi socio-politici delle nostre società postmoderne si giocano dentro ambiti fatti di grandi idee e concetti che forse, a volte, non sono nemmeno tanto grandi, togliendo spazio a ciò che è il diritto dell’umano più umano, affettivo e mistico. Politica e religione restano lontane dalla vita e dai suoi più sottili movimenti quotidiani, così che politica e religione parlano da sole, avvolte nei loro grandi e sacri dogmi che con difficoltà rispondono ai sogni dei pescatori dei Mediterranei e degli Oceani, o a quelli delle tartarughe marine, o a quelli ancora più esistenziali e drammatici che navigano con le piccole barche piene di donne, uomini e bambini profughi, non solo in cerca di una città dove abitare, ma anche di dignità e sapienza da rivelare.
Sogni e vita
Il sogno affettivo e il suo diritto a essere sogno e a essere affettivo; i gesti amanti e creativi della vita non sono poi così estranei e differenti dai desideri e dai sogni di un mondo più giusto, dei beni più condivisi per ricreare una convivenza umana e cosmica diversa. Il problema politico, il problema del regno gira intorno a questa sottile rivendicazione che si gioca tra giustizia, dignità, sentimenti, sapienze, diritti, vita e solo vita. Evidenziare i due aspetti di una stessa problematica, evidenziare la misticapolitica della vita, aspetti che si muovono dentro di noi, ciò che possiamo fare e ciò che possiamo o non possiamo essere, è il test più severo e difficile della teoria e della prassi.
Affettività e quotidiano, spazi nei quali si giocano tutte quelle dimensioni più segrete della vita, che sono anche il respiro più vero che sostiene i sogni e le utopie storiche. Fede e cosmovisioni, storia personale e collettiva, segrete appartenenze nella camminata storica della vita.
Più le problematiche politiche e sociali sono reali, più le rivendicazioni nascono dagli aneliti quotidiani della vita, più ritroviamo queste vere utopie umane e cosmiche, aneliti comunitari o comunisti come direbbe Ernesto Cardenal; l’aspetto mistico del mistero biologico-affettivo si unisce al sogno collettivo dei popoli e questo è il sogno evangelico. La storia non possiamo pensarla solo partendo da astratti ideali, perché essa si fa anche nel segreto e il segreto non è il chiuso individualismo borghese, quanto piuttosto lo spazio delle rivendicazioni più umane e vere delle persone e dei gruppi. In questo segreto consiste lo stesso atto mistico nel mare da milioni di anni, atto mistico politico come le due dimensioni che rivestono la pelle dei popoli e provocano i loro gesti di vita e di fede.