RISORSE

Acqua: diritto o merce?

A colloquio con Riccardo Petrella, presidente del comitato italiano per un Contratto Mondiale sull’Acqua.
Laura Fambrini e Rosa Siciliano

Nata nel 1998 a Lisbona, la Campagna Mondiale per l’Acqua ha l’obiettivo di lanciare azioni informative e di far crescere la consapevolezza su alcune questioni chiave: la necessità di lottare contro nuove fonti di inquinamento dell’acqua, la riforma strutturale dei sistemi di irrigazione nell’agricoltura intensiva e industriale, la moratoria di 1015 anni nella costruzione di nuove grandi dighe, la costituzione di un osservatorio mondiale sui diritti umani dell’acqua… In coincidenza con il terzo World Water Forum, promosso dalla Banca Mondiale a Kyoto lo scorso mese di marzo, e a al quale hanno partecipato i delegati di governi e multinazionali, si è svolto a Firenze un Forum Alternativo dell’Acqua, cui hanno partecipato i rappresentanti dei Paesi più poveri, delle Organizzazioni Non Governative, delle associazioni ambientaliste e delle varie parti che compongono il movimento.

Illusioni e interessi
E mentre l’incontro di Kyoto si è concluso con una conferma dell’intenzione di privatizzare il servizio su scala globale e di continuare a percorrere la strada intrapresa dalla Banca Mondiale e voluta con determinazione da alcuni Paesi occidentali e dalle grandi compagnie che rappresentano, il controvertice di Firenze ha riaffermato l’idea che l’acqua è diritto fondamentale e non merce. Abbiamo rivolto alcune domande a Riccardo Petrella, coordinatore e animatore dei comitati nazionali e presidente del comitato italiano per un Contratto Mondiale sull’Acqua, il quale così commenta le decisioni di Kyoto: “Dicono che il problema non è la proprietà di questa risorsa essenziale per la sopravvivenza dell’umanità né la sua gestione: i privati possono gestire l’acqua perché possono essere più efficaci. È un’illusione pensare che la democrazia e l’accesso al diritto alla vita rientrino nella sfera politica e cedano nel contempo al privato il controllo della gestione. È un’illusione perché la cessione della gestione per un periodo di 2025 anni

CONTRATTO MONDIALE SULL’ACQUA
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http://www.cipsi.it/contrattoacqua/home
http://www.oieau.fr International Office Of Water
http://www.wqa.org Water Quality Association
http://www.worldwaterforum.org 2° World Water Forum and Ministerial Conference
http://www.worldwatercouncil.org World Water Council – Wwc
http://www.wsscc.org/vision/21/index Water For People
http://www.waterforfood.org Water For Food
http://www.unesco.org/science/waterday World Water Day 2000
http://www.gwp.sida.se Global Water Partnership
http://www.ilri.nl/icid/ciid International Council on Irrigation and Drainage
http://www.cgiar.org/iimi International Water Management Institute
http://www.ihe.nl International Institute For Infrastructural, Hidraulic and Environmental Engineering
http://www.iwra.siu.edu International Water Resources Association
http://www.sivi.org/menu Stockholm International Water Institut
http://www.watervision.org World Water Vision
http://www.awwa.org America Water Works Association
http://www.dams.org World Commission On Dams
http://www.worldbank.org World Bank
http://www.worldwidewater.com World Wide Water
http://www.werf.org Water Environment Researc Foundation
http://www.lifewater.org Water for the World Index
comporta l’impoverimento delle conoscenze da parte del politico e una sua progressiva e conseguente incapacità di intervenire nel dibattito e nelle decisioni perché ogni informazione, ogni conoscenza nel merito e legata alla realtà gli giunge dal privato”.
E la privatizzazione del politico è un tema su cui Petrella ritorna anche quando gli chiediamo quali siano a suo parere i prodotti e i danni della società neoliberista in cui viviamo: “L’attuale sistema politico, ideologico ed economico che chiamiamo mondializzazione all’insegna d e l l’economia non solo obbliga la gente a entrare nella logica di competitività e di guerra, ma impone anche la scomparsa di un soggetto politico democratico perché comporta che il potere politico, cioè la capacità di decidere in materia di allocazione delle risorse del pianeta, sia sempre più trasferita a dei soggetti privati e questo lo si fa con l’accordo dei poteri pubblici. Ben più grave poi dell’aggressione da parte dell’attuale mondializzazione economica capitalista della cittadella del politico è che quest’ultima abbia accettato questa trasformazione. Ecco il terreno in cui si innesta la nostra lotta contro la privatizzazione dell’acqua”.

Serve più democrazia
Il problema, sottolinea Petrella, è anche un altro: chi gestisce una risorsa, un bene, con contratti decennali, prende pian piano in mano la base della conoscenza e gli strumenti per decidere, privando di ogni contenuto, in tal modo, l’apparente potere di controllo formale da parte dei politici. “La privatizzazione del politico – prosegue Petrella – significa che facciamo fuori la sfera del diritto. L’organizzazione della società esce fuori dalla sfera dei diritti perché è lo Stato politico che garantisce e tutela tutti i diritti e prende le decisioni in modo da creare risorse istituzionali, risorse legislative e finanziarie per garantire a tutti l’accesso dei diritti e delle risorse primarie. Privatizzare il politico significa privatizzare le regole delle relazioni tra la gente e quindi le relazioni tra la gente sono governate dal principio dello scambio. Ecco perché abbiamo più bisogno di democrazia”.
L’assenza di democrazia è inversamente proporzionale alla violenza e, quindi, alle guerre

ACQUA PER TUTTI!
Il 2003 è l’anno internazionale dell’acqua. Tra i buoni propositi dei G8 c’è quello di varare un piano strategico per dimezzare, entro il 2015, il numero delle persone che nel mondo non hanno accesso all’acqua potabile, e che oggi superano i due milioni. Eppure i negoziatori dei Governi europei, in vista del nuovo vertice dell’Organizzazione mondiale del commercio, che si terrà a Cancun nel prossimo settembre, hanno richiesto a ben 72 Paesi, molti tra i quali poverissimi, di aprire agli investimenti privati i propri servizi idrici, oggi ancora pubblici. Le due più forti aziende del business idrico, le francesi Ondeo Suez (nel 2001 ha guadagnato 9 miliardi di dollari) e Vivendi Universal (nel 2001 ha guadagnato 12,2 miliardi), controllano il 70% di tutti i servizi d’acqua privatizzati. Al terzo posto vi è Thames Water, oggi assorbita dalla tedesca RWE.
di ogni tipo: la guerra dei geni, la guerra del diritto di proprietà intellettuale, la guerra dell’informazione, la guerra del petrolio, dell’acqua, dei brevetti... Sin dalla sua nascita la Campagna per l’Acqua ha detto senza esitazione no alla guerra, in particolare no alla guerra dell’acqua perché non è possibile avere delle relazioni nella società basate sulla concorrenza per arrivare all’accesso ai beni e ai servizi. Questi beni sono indispensabili alla vita e devono essere comuni e non devono essere sottomessi ad alcun criterio di concorrenza. Non è possibile avere delle relazioni nella società basate sulla concorrenza per arrivare all’accesso ai beni e servizi.
E tornando a riflettere sul vertice di Kyoto, sulla possibilità di sinergie tra questo Forum dei Popoli e il Vertice dei Grandi, Petrella risponde: “Non c’è sinergia, l’abbiamo visto anche a Jhoannesburg e all’Aja. Loro parlano di dialogo, ma intendono dialogo tra tutti gli stakeholders, cioè i portatori di interessi. Ma allora perché non facciamo funzionare la democrazia partecipativa? I parlamenti sono i luoghi dove tutti i portatori di interessi sono rappresentati. Non abbiamo bisogno del dialogo organizzato dalla Banca Mondiale o da queste istituzioni che sono sovente in combutta con le grandi imprese multinazionali per avere il dialogo tra i cittadini! Il dialogo tra i cittadini è garantito dai Parlamenti. Ma il loro modo di intendere il Parlamento e lo Stato è in termini di stakeholders e questo svuota completamente di senso la democrazia: perché un Parlamento dovrebbe avere lo stesso peso di un’impresa? Come può un Parlamento essere uno stakeholder nello stesso modo della multinazionale Nestlè? Nestlè non ha lo stesso diritto o lo stesso titolo di un parlamento!”.
E una critica giunge in materia di gestione dell’acqua anche alle politiche dell’Unione Europea, “perché l’UE sta portando avanti una politica dell’acqua consona ai principi della totale liberalizzazione, della mercificazione e privatizzazione dell’acqua. Ormai l’UE è tra i componenti dell’Organizzazione Mondiale del Commercio che sta spingendo più di tutti per avere l’inclusione dei servizi idrici attraverso l’industria dell’ambiente nei negoziati dell’accordo generale sul commercio dei servizi”.
Un appello a tutti i cittadini d’Europa, quindi, per una maggiore attenzione di fronte a queste politiche dell’Unione Europea a favore della privatizzazione dei servizi, anche di quelli essenziali per la sopravvivenza della popolazione mondiale.

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