VIOLENZE

Quella violenza assurda

Un detenuto. Venticinque anni di carcere.
E una denuncia ancora senza risposta.
Mario Di Curzio

Chi scrive è detenuto e ha scontato a tutt’oggi ben 25 anni. Le vicissitudini, molto sinteticamente, descritte, sono reali, vissute sulla mia pelle. Anche dopo aver denunciato i fatti avvenuti e le violenze subite da parte di chi è preposto per far rispettare l’ordine pubblico, la dignità dell’individuo è stata vanificata dal “ potere nascosto” di quelle stesse istituzioni. Ho rischiato di essere denunciato per calunnia. Non intimorito (perché poi sarei dovuto esserlo visto quello che già sistematicamente dovevo subire?!) ho continuato a protestare. Oggi, 12 maggio 2003, sono ancora in attesa che mi dicano il motivo di quei metodici pestaggi… I fatti risalgono al 1983.

Chiedermi del come possano essere avvenute determinate situazioni è ciò che più mi opprime perché nessuno, me compreso, può dare una spiegazione plausibile. […] 1983, ore 24,30 di un giorno qualunque, un gran trambusto, “partenze”, o altro, in un attimo ti svegli perché è il minimo che tu possa fare, per vedere e sapere ciò che è possibile… i saluti, sovrastati dai commenti sul presupposto perché… e i “…ci vediamo presto!!…” gridati in fondo al corridoio. Sì! Sto parlando di carcere, di uno dei tanti momenti che ho trascorso in quel mondo di non-vita, inespressivo.
La mia storia è alquanto complessa, costellata da una miriade di episodi. Ma quello che più mi è “caro” è l’arrivo nel “mondo dei morti viventi” , così lo definii. […] Dopo essere stato senza alcun motivo picchiato e pesantemente umiliato, fui condotto “senza complimenti” verso la mia ”cella” preceduta da un lungo, lunghissimo, corridoio, con ai due lati una folta schiera di A.P.; alcuni di essi non erano completi nella divisa ma questa è solo una osservazione…, il loro “capo” si compiaceva comunque della loro presenza, e ammirava con soddisfazione la loro “iniziazione” al pestaggio classico. Al mio passaggio venivo preso a calci e pugni, a sputi, schiaffi, deriso e umiliato in ogni modo, senza un benché minimo motivo. Percorrere quel corridoio con i due agenti che mi tenevano gli avambracci ben saldi nella schiena mentre mi sussurravano che sarebbero stati c…. miei e che mi avrebbero rotto le ossa senza problemi.
Arrivato alla fine dell’interminabile corridoio, mi spinsero in un grosso “stanzone” pieno di A.P... tutti giovani ed eccitati.., fui invitato senza tanti complimenti a spogliarmi completamente nudo, dinanzi a tutti loro, che deridevano e umiliavano, mi furono imposte le “famose” flessioni. Al mio perché, iniziò il vero pestaggio, calci e pugni. Al termine mi fu consegnato un “completo” del tutto simile a quello usato nei campi di sterminio per i prigionieri di religione ebraica, a eccezione della stella. Ripreso, ma più che mai sorretto, e condotto a ritroso per il lungo corridoio fino alla mia cella, dove le due “ali” di Agenti ripresero la loro “iniziazione” al pestaggio, senza “dimenticarsi” di nulla.
Giunto dinanzi alla mia cella fui spintonato con forza al suo interno, dove vi erano 5-6 energumeni con i manganelli, e lì pensai che forse mi volevano rendere totalmente innocuo, rompendomi tutte le ossa ma invece la tortura fu più atroce, fu psicologica, cercarono di terrorizzarmi e non so se ci riuscirono anche perché ne avevo prese tante che non capivo lucidamente… Quando uscirono e chiusero quel maledetto blindato mi ritrovai seduto sulla branda di ferro pensando di trovare nella mia mente il perché di tutto quello che era avvenuto in quel giorno indimenticabile, senza minimamente immaginare che ci sarebbero stati altri giorni simili o peggiori di quello e che io sarei stato, e lo sono stato, una delle loro “attrattive”.
Sono qui, dopo 25 anni, che aspetto di capire il perché di tutto quello. I dolori fisici dovuti ai pestaggi sono ormai guariti da tempo ma il dolore per le umiliazioni subite è sempre insopportabile… e lo è ancor di più quando mi capita di sentire che il nostro Paese è, giustamente, indignato per le atrocità perpetrate in alcune carceri estere, dove non c’è democrazia e non si rispettano i diritti umani. E qui da noi quanta democrazia c’è?

(Oltre a ciò che accadde nel 1982-83 in alcune “sezioni particolari”, i fatti si sono ripetuti anche nel 1992 – e a tutt’oggi, credo – anche se in molti meno istituti. Ma la domanda è: come un Paese, che si definisce in ogni occasione democratico e garante della democrazia stessa, possa permettere che accada tutto questo senza che “nessuno” ne paghi veramente le conseguenze?).

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