Riforma della 185 Una vergogna nazionale
Il 3 giugno la Camera dei deputati ha finalmente chiuso il capitolo di un lungo e travagliato iter parlamentare relativo alle modifiche della legge 185/90 sull’esportazione di armamenti italiani all’estero e lo ha fatto con un voto che ha registrato 222 sì e 115 no. È un voto che rimarrà come una vergogna nazionale.
Pesanti sono le modifiche a una legge ottenuta dopo lunghe battaglie: tra le altre, l’introduzione della cosiddetta “licenza globale di progetto”, l’impossibilità di conoscere la destinazione d’uso finale di un’arma esportata e la forte limitazione delle operazioni di controllo e trasparenza finora garantite dall’annuale relazione del governo.
È più di un anno che il movimento italiano per la pace sta lottando contro queste modifiche. Mi pare che al Senato l’opposizione si era comportata molto bene nell’ostacolare queste modifiche e si era persino riusciti a mettere in crisi un partito di maggioranza come l’UDC: alla fine, a Palazzo Madama, siamo stati sconfitti, ma con dignità.
Poi la legge è tornata alla Camera. La prima amara sorpresa è giunta la scorsa settimana, quando nelle Commissioni Esteri e Difesa il testo è passato per 16 voti contro 15: abbiamo perso per un solo voto! Mi sono sentito profondamente tradito dalla “Margherita”: solo un deputato su dieci si è presentato in Commissione, mentre gli altri non c’erano. Eppure la Margherita ci aveva promesso di essere dalla nostra parte, mentre ho scoperto che era profondamente divisa sulla questione, e i suoi deputati hanno preferito non presentarsi. Il che rende la sconfitta ancora più amara. Mi sento tradito sia dal capogruppo Castagnetti sia dal partito.
In Aula la Margherita si è astenuta, mentre lo SDI e l’ex ministro della difesa Mattarella hanno votato a favore. Nel complesso, 209 deputati si sono astenuti o non erano presenti al voto. Alcun giornali hanno riferito che l’opposizione ha votato compatta contro le modifiche della 185, ma anche questo non è vero. Basta analizzare i resoconti dei lavori parlamentari per notare le numerose assenze dell’opposizione in un’occasione di estrema importanza.
Questa vicenda impone una riflessione al movimento per la pace e all’intera società civile. Non basta, insomma, scendere in piazza contro la guerra in Iraq e dimenticare la questione delle armi. Ciò vale soprattutto per l’opposizione che siede in Parlamento.
Un grazie invece va a i sindacati, in particolare alla CIGL, perché sono rimasti fermi contro le modifiche anche se sono molti coloro che lavorano in fabbriche d’armi.
Davanti a questa disfatta, la società civile organizzata dovrà rilanciare una campagna per ripristinare i contenuti della 185 e dovrà lanciare una campagna a livello europeo perché l’UE adotti regole comuni più severe.
Invito ciascuno a scrivere ai propri deputati che hanno votato per il sì o si sono astenuti, esprimendo il proprio disappunto e annunciando che non torneremo più votare per loro. Il momento è grave, sia a livello mondiale che a livello nazionale: dobbiamo tutti rimboccarci le maniche e darci da fare.
Allegati
- Così hanno votato i nostri deputati (25 Kb - Formato rtf)