Intervento della Santa Sede alla Seconda Commissione della 61° Assemblea Generale delle Nazioni Unite
Onorevole presidente,
La mia delegazione accoglie con favore questa discussione sul tema del Finanziamento per lo Sviluppo, ed in particolare le raccomandazioni specifiche contenute in questo rapporto, che auspichiamo si traducano, nel prossimo futuro, in azioni concrete.
In apertura, il rapporto sottolinea quale grande forza possa derivare dalla lotta contro tutte le forme di corruzione e quale importanza abbiano un tessuto di governo sano e istituzioni forti per realizzare una mobilitazione efficace ai fini della crescita economica dei Paesi poveri. Tuttavia nel rapporto si riconosce che il risanamento della struttura di governo dei Paesi in via di sviluppo potrà realizzarsi soltanto attraverso un processo necessariamente graduale.
La mia delegazione concorda con l’opinione che i Paesi poveri debbano affrontare enormi difficoltà per poter mobilitare le loro risorse interne. Questi Paesi, quindi, dovrebbero essere oggetto di particolare attenzione, specialmente perché, gli investimenti diretti provenienti dall’estero (Foreign Direct Investment, FDI), hanno un ruolo scarsamente significativo nel promuovere lo sviluppo, infatti potrebbero essere di aiuto solo se opportunamente regolamentati, ma come tali non sono destinati a risolvere il problema della povertà.
Gli Accordi Strategici per la Riduzione della Povertà (Poverty Reduction Strategy Papers, PRSP), sottoscritti dai governi dei Paesi in via di sviluppo attraverso processi di partecipazione, rivestono un ruolo importante all’interno dell’intero percorso, dal momento che potrebbero costituire una base appropriata da cui partire per definire le strategie nazionali per lo sviluppo. A questo riguardo, l’incoraggiante progresso fatto da settanta Paesi a basso reddito nel portare a termine cinquanta PRSP entro Giugno 2006 è, di per sé, indice dell’importanza che questi accordi hanno nell’aumentare le loro risorse interne.
I PRSP potrebbero anche costituire un importante anello del processo attraverso il quale, i Paesi poveri in via di sviluppo, stanno realizzando i Millennium Developement Goals (MDG). Allo stato attuale molti di quei Paesi sono in considerevole ritardo rispetto agli obiettivi da raggiungere entro il 2015. Data l’importanza che i PRSP hanno nel diminuire la povertà, la Santa Sede sollecita tutte le istituzioni occupate a ridurre il forte disagio economico nei Paesi più poveri del mondo ad impegnarsi attivamente ed a monitorare strettamente, se possibile con cadenza annuale, il progresso fatto da ciascuno di questi Paesi riguardo agli MDG che essi stessi hanno fissato come propri obiettivi.
L’importanza della mobilizzazione delle finanze nei Paesi in via di sviluppo ed del loro effettivo uso all’interno di quelle economie è di scarso dubbio, sebbene sia auspicabile una maggiore rispondenza tra impegno preso e risultati reali. Il dovere degli Stati, in questo ambito, sembrerebbe essere quello di promuovere, all’interno dei progetti possibili, quelli che possano facilitare la mobilitazione di risorse finanziarie per lo sviluppo e quelli che non siano soltanto strettamente legati alla facilitazione degli FDI (Foreign Direct Investment), ma che, piuttosto, siano iniziative proprie degli stessi Stati.
In questo contesto è anche confortante che il rapporto segnali come, in seguito agli accordi sottoscritti a Monterrey, il declino dell’ODA (Official Development Assistance) abbia invertito la sua tendenza. Questo attuale trend positivo, molto necessario, va considerato incoraggiante se i Paesi sviluppati manterranno i loro impegni. Tuttavia, per ottenere la piena riuscita degli MDG, si dovranno ancora trovare altri 150 miliardi di dollari.
È inoltre positivo veder crescere, fra governi donatori e riceventi, l’accordo riguardo ai percorsi da effettuare per migliorare lo sviluppo. Il processo che punta su maggiori responsabilità reciproche per conseguire risultati nello sviluppo ha raggiunto un momento significativo, dalla Conferenza di Monterrey in poi, in particolare con il Forum Internazionale di Roma sull’armonizzazione ed il Forum Internazionale di Parigi sul percorso comune per rendere efficace l’incremento di aiuti. I principi della proprietà, dell’armonizzazione, dell’allineamento, degli esiti e della mutua responsabilità appaiono solidi e, c’è da sperarlo, saranno il prossimo passo sulla strada dell’efficacia degli interventi a favore dei Paesi in via di sviluppo.
Il debito estero, che ha danneggiato molte economie per decenni, rimane ancora una preoccupazione, sebbene siano state avviate molte iniziative in relazione a questo problema. La proposta del G8, del Luglio 2006, che l’IMF, l’IDA (International Development Association) ed il Fondo Africano per lo Sviluppo cancellino il 100% del credito relativo ai Paesi più poveri, molti dei quali sono in Africa, è una iniziativa benvenuta in aggiunta ad altre a questo riguardo.
Il rapporto, quindi, dipinge un quadro generalmente positivo dell’impegno in questo campo da Monterrey in poi ma, se gli MDG dovranno essere raggiunti entro il 2015, sarà importante, per tutti i partner, proseguire nel loro costante lavoro e volgere la loro attenzione alle questioni sistemiche, soprattutto quelle che concernono le tappe per creare e mantenere un sistema monetario, finanziario, commerciale internazionale che sia giusto, aperto e capace di supportare lo sviluppo.
Grazie, onorevole presidente
New York, 10 ottobre 2006
Traduzione a cura di Donatella Rega