Window for peace
L’esperienza di incontro e dialogo proposta da Window for Peace.
Per due settimane il comune di Bagnaia ha accolto sei palestinesi e tre israeliani – di età compresa fra i 18 e i 40 anni – per dialogare insieme liberamente e capire il “punto di vista dell’altro”. Questo progetto, sostenuto da varie associazioni ed enti, è stato organizzato da un’associazione israelopalestinese chiamata “Window for Peace” (Finestra per la pace). L’obiettivo del nostro lavoro è quello di aiutare ragazzi e adulti a incontrarsi per condividere le storie personali e gli eventi tragici che sono costretti ad affrontare. Nello stesso periodo (scorso mese di luglio) Israele attaccava il Libano e la striscia di Gaza, mentre gli Hezbollah lanciavano missili verso Haifa. La presenza di adulti consapevoli e sensibili, tormentati da anni di odio e distruzione reciproca, che tentavano di condividere le loro emozioni e idee nel paesaggio sereno della Toscana ha dato luogo a un avvenimento surreale. Gli ospiti israelo-palestinesi hanno parlato della pressione che a casa subiscono affinché dimostrino entusiasmo per la guerra. Il messaggio di pace e riconciliazione spesso viene frainteso: “Sei un traditore!”, “Collabori con il nemico!”. Un’iscritta dell’associazione, Niveen, operatrice sociale palestinese, ha raccontato di essere costantemente divisa fra lealtà alla fazione militare “incaricata di vendicare l’onore” che giustifica la violenza e l’orientamento pacifista insegnato e promosso dall’associazione “Window for Peace”. La sofferenza per il conflitto e la tensione con la comunità locale che sostiene la guerra sono condivise da tutti.
Due adulti palestinesi hanno descritto la loro esperienza di carcere (rispettivamente di due e tre anni) per aver partecipato alle manifestazioni per la pace. Un giovane israeliano ha descritto i boati delle bombe e delle esplosioni che hanno colpito la sua casa e ucciso gente in quelle a fianco. I numerosi esempi personali di terrore, ingiustizia e tragedia familiare hanno commosso ogni membro del gruppo, sia che riguardassero palestinesi che israeliani.
Oltre ogni frontiera
Ruth Atsmon, trentanovenne israeliana, ha fondato “Window for Peace” più di dieci anni fa. Sapeva di affrontare una sfida enorme “poiché israeliani e palestinesi non sono divisi soltanto da frontiere fisiche, muri e check-point, ma anche da frontiere emotive alimentate da ignoranza, paura, pregiudizio e odio”. Per creare un punto di incontro che consentisse ai giovani di discutere le loro esperienze di ostilità e aggressione, Ruth ha trovato fondi con cui ha creato due centri, uno in territorio israeliano (Tel Aviv) e l’altro in territorio palestinese (Tulkarem). Cosa accade in questi centri? “Abbiamo impostato un programma educativo in continua evoluzione. La nostra speranza è quella di aiutare i giovani a capire la realtà difficile che devono affrontare, condividere e capire le emozioni profonde e ascoltare gli altri che si trovano nella stessa barca”. Ogni centro promuove una serie di progetti. Oltre ai gruppi di discussioni vengono offerti vari servizi alla popolazione locale: animazione per bambini, assistenza scolastica per studenti, aiuto psicologico per genitori in difficoltà e altro ancora.
Molte persone all’inizio vengono a chiedere aiuto personale prima di prendere in considerazione il problema del conflitto israelopalestinese. L’associazione pubblica una rivista scritta esclusivamente dai giovani. Lettere e articoli contengono narrazioni dirette delle esperienze e delle paure dei bambini sotto i bombardamenti, di fronte ai carrarmati e alle armi cariche spianate ai check-point, e in altre situazioni di violenza. “Dobbiamo ascoltare entrambe le parti. Tutti soffrono”. I giovani apprendono a fare interviste e scrivere articoli, si sta cominciando anche a usare internet e si producono brevi video che illustrano le loro esperienze e tentativi di dialogo reciproco. “Window for Peace” non può operare in solitudine. Né può riuscirci nessun gruppo. Queste iniziative di base hanno bisogno di solidarietà. L’associazione sta cercando alleanze in altri Paesi.
Traduzione di Mariagrazia Pelaia
Note
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P.O.box 104 Tulkarem
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