NOVEMBRE 2006

Dio, lasciamolo in pace

A cura di Renato Sacco


Mai più violenza! Mai più guerra! Mai più terrorismo! In nome di Dio ogni religione porti sulla terra giustizia e pace, perdono, vita e amore (Giovanni Paolo II, Assisi, 24 gennaio 2002).
Quell’intervento del Papa ad Assisi era uno dei tanti appelli, a pochi mesi dall’11 settembre, a non utilizzare Dio, a non strumentalizzarlo per i propri fini, per le proprie guerre, da una parte o dall’altra. Dio è il Dio della pace e non della guerra. Le vicende mondiali anche recenti ci confermano una crescita dell’uso di Dio e della religione per giustificare o benedire una guerra. Niente di nuovo, si potrebbe obiettare: dalla guerra santa, alla guerra giusta, alla guerra preventiva. È dalla non accettazione di questo uso di Dio “fondamentalista” che prende corpo questo dossier. E anche per il legame con molti amici che abitano in Medio Oriente e che ci stimolano a riscoprire il vero volto di Dio, il volto di Gesù principe della pace. Da qui il titolo un po’ provocatorio del dossier che guarda alle fatiche e agli intoppi di una prassi pastorale chiamata sempre più a confrontarsi con il mondo militare. Basti pensare al grande evento dei funerali a Roma dei soldati italiani uccisi a Nassiryia. In quell’occasione mons. Bettazzi scrisse, parlando della necessità di un impegno di pace: “Lo chiede la volontà di pace della maggioranza dell’umanità, lo esige il sangue di questi nostri giovani morti nell’illusione di poter diventare operatori di pace”. Alui abbiamo chiesto di ripercorrere il cammino della Chiesa sul tema della pace e della guerra, della violenza e nonviolenza.
Mentre a don Pino Mattai, teologo, abbiamo chiesto una riflessione teologica fondante, che ci aiuti ad andare alle radici, una riflessione che non si fermi all’emotività, ma ponga pilastri saldi al nostro agire per la pace e nella pace. Scrive don Pino: “Evangelo e prassi di Gesù aprono grandi e inedite prospettive di pace e nonviolenza”. Sergio Paronetto ci ricorda che la pace – o meglio, l’azione nonviolenta – ama la vita. Si prende cura della vita di tutti e per tutti. La pace è vita da gustare, da curare e da condividere. È un contributo a vedere la vita, la pace, con occhi nuovi. Infine qualche informazione sull’Ordinariato Militare, qualche “preghiera militare” per capire una cultura che, pur avendo radici nel passato sembra essere ancora molto viva in una certa retorica che poi diventa anche prassi pastorale. Una conferma, piccola e forse insignificante, viene, per esempio, dalla grande diffidenza con cui sono state viste le bandiere arcobaleno della pace esposte all’interno delle chiese. Diffidenza che non sembra manifestarsi nei confronti di stendardi, gagliardetti e quant’altro dei vari eserciti e corpi militari. E nemmeno nei confronti delle armi spesso indossate e ostentate anche durante le celebrazioni liturgiche. Perché questa tentazione di tirare sempre in ballo Dio? Anche per la guerra.
Lasciamolo... in Pace!


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