Bilanciare le rendite
La legge Finanziaria per il 2007, attualmente in discussione in Parlamento, rappresenta per molti aspetti un’importante rottura con il passato, cinque anni di Governo del centrodestra devastanti per la gestione dei conti pubblici, per l’attenzione alle esigenze sociali e ambientali del Paese e per la gestione relazioni internazionali. La Finanziaria presentata dal Governo Prodi recupera su alcuni aspetti parte del terreno perduto, su altri impone un reale cambio di rotta, su altri ancora resta purtroppo in linea con le tendenze della passata legislatura. Una Finanziaria di luci e ombre, su cui non è sempre scontato esprimere un giudizio e che per questo sta alimentando un acceso dibattito più o meno su tutti i fronti.
Fisco
Partiamo dalle novità positive che troviamo nel testo. La vera inversione di tendenza è rappresentata da un utilizzo della leva fiscale che, finalmente, si indirizza verso equità e giustizia fiscale. Da un lato, la riforma dell’Irpef recupera in parte la progressività persa con la riforma Tremonti del 2005 (il cosiddetto secondo modulo). Si potrebbe tuttavia fare un altro passo avanti e proporre un’aliquota al 49% per i redditi sopra i 200.000 euro, possibilità di cui si sta di fatto discutendo in queste ore. Un po’ di progressività è recuperata anche attraverso la reintroduzione della tassa di successione.
Dal 1999 45 organizzazioni della società civile si sono unite nella Campagna Sbilanciamoci! per impegnarsi a favore di un’economia di giustizia e di un nuovo modello di sviluppo fondato sui diritti, l’ambiente, la pace.
La Campagna Sbilanciamoci! propone e organizza ogni anno attività di denuncia, di sensibilizzazione, di pressione, di animazione politica e culturale affinché la politica, l’economia e la società si indirizzino verso la realizzazione dei principi della solidarietà, dell’eguaglianza, della sostenibilità, della pace.
La Campagna Sbilanciamoci! parte dal presupposto che è necessario cambiare radicalmente la prospettiva delle politiche pubbliche rovesciando le priorità economiche e sociali, per rimettere al centro i diritti delle persone, di un mondo più solidale e la salvaguardia dell’ambiente anziché le esigenze dell’economia di mercato fondata su privilegi, sprechi, disuguaglianze.
Nei suoi sei anni di attività, la Campagna ha elaborato strumenti di ricerca, analisi critica e proposta che sono parte essenziale della sua attività di informazione, pressione politica e mobilitazione.
www.sbilanciamoci.org
Welfare
Diverse misure condivisibili sono state introdotte anche per quanto concerne il sociale: il maggiore finanziamento del Fondo per le Politiche Sociali, il finanziamento del Fondo per la non autosufficienza, il piano per gli asili nido, il passaggio del TFR all’INPS, il fondo per politiche di integrazione sociale per gli immigrati. Si tratta di misure che rappresentano un’inversione di tendenza dal momento che, nella scorsa legislatura gli stessi capitoli venivano regolarmente tagliati.Magra consolazione, tuttavia, visto che le risorse stanziate sono ancora largamente insufficienti. In ambito sanitario sono state finanziate alcune misure che la Campagna Sbilanciamoci! aveva richiesto negli anni scorsi.Tra queste ricordiamo: 500 milioni per i servizi di radiodiagnostica e radioterapia di interesse oncologico, 100 milioni per gli hospice (cure palliative per i malati terminali), 10,5 milioni di euro per la realizzazione delle reti di unità spinali.
Questi segnali sono però affiancati da ingenti tagli al Sistema Sanitario Nazionale. In particolare il miliardo di tagli di trasferimenti alle Regioni per la sanità ricadrà sulle spalle dei cittadini sotto forma di nuove imposte e del pagamento di ticket per le ricette e il pronto soccorso. Maggiori risparmi si sarebbero potuti, invece, ottenere attraverso una regolamentazione delle attività intramoenia dei medici e una razionalizzazione delle convenzioni con le strutture private.Si potrebbe proporre l’introduzione di limitazioni per l’attività intramoenia in quei presidi nei quali si registrano tempi d’attesa lunghi prevedendone anche l’eventuale sospensione. È necessaria poi la riorganizzazione degli accreditamenti e il riordino delle convenzioni con le strutture private attraverso la costituzione di un’anagrafe centrale e la revisione dei costi delle prestazioni al fine di eliminare sprechi e clientelismi. Un reale impegno sul sociale avrebbe potuto prevedere misure veramente innovative e con un impatto sociale forte. L’estensione a scala nazionale del reddito minimo d’inserimento o un investimento importante in asili nido potrebbero migliorare le condizioni di vita di migliaia di famiglie. Allo stesso tempo una concreta politica abitativa è quasi del tutto assente dalla Finanziaria. Questa potrebbe essere realizzata dall’INPS utilizzando i fondi del trasferimento del TFR. Un investimento di questo tipo garantirebbe all’INPS dei ritorni analoghi a quelli di molti investimenti di mercato (a differenza di un utilizzo a fondo perduto per infrastrutture, come proposto dal Governo) e avrebbe un effetto di calmiere su prezzi di case e affitti. Si tratta di una proposta che rappresenterebbe una reale capitalizzazione del fondo da parte dell’INPS.
Modello di sviluppo
Uno degli aspetti più critici della Finanziaria sta nella mancanza di una direzione dello sviluppo. Non solo sono poche le misure che puntano a imporre un diverso tipo di sviluppo economico, ma esse non appaiono né innovative né organiche. Sebbene vengano stanziati (pochi) fondi per la ricerca e vengano date facilitazioni fiscali per le imprese che stipulino contratti con le università, non c’è un’attenzione forte alla promozione dell’innovazione, della sostenibilità ambientale e di nuovi modelli produttivi che si fondino su etica, qualità e solidarietà. La misura principale per il rilancio dell’economia italiana è rappresentata dal taglio del cuneo fiscale. Una misura che rappresenta esclusivamente un regalo alle imprese, proponendo un’impostazione della competitività incentrata sulla riduzione del costo del lavoro. È evidente come non sia possibile competere con l’Asia sul costo del lavoro. La riduzione del cuneo si sarebbe quindi potuta realizzare solo per quelle imprese che fanno innovazione spendendo il resto dei cinque miliardi stanziati per ulteriori iniziative di rilancio della competitività. Ma al di là della competitività internazionale, la promozione di un diverso sviluppo del Paese passa per un’attenzione all’ambiente che in questa Finanziaria è presente in forma poco incisiva. La legge Finanziaria per il 2007 segna un passo in avanti rispetto alle questioni ambientali, arrestando l’emorragia di risorse registrata negli anni passati e identificando una serie di misure in particolare di natura energetica che la società civile chiedeva da tempo: parliamo degli incentivi al risparmio energetico degli edifici, all’installazione di pannelli solari, all’acquisto di elettrodomestici e caldaie ad alto rendimento, alla riduzione delle accuse sui biocarburanti. Anche sul versante ambientale non si vede però un reale cambio di paradigma. Ci sono ancora importanti investimenti nelle grandi opere. Progetti non corredati né da uno studio di fattibilità economico-finanziario che confermi la redditività e l’utilità dell’opera, né da un serio e approfondito calcolo costi-benefici che documenti l’affidabilità dell’investimento. Si sarebbe invece potuto fare di più: istituendo una contabilità ambientale a scala nazionale, promuovendo forme di mobilità innovative e stanziando più risorse per le linee ferroviarie per i pendolari o tassando comportamenti dannosi come la produzione (inarrestabile) di sacchetti di plastica o gli imballaggi a perdere in modo da promuovere comportamenti virtuosi. Un forte segnale di cambiamento poteva essere rappresentato dall’istituzione del social public procurement, piani di acquisti responsabili da parte della pubblica amministrazione. Tanto meno è stato dato spazio alla cosiddetta “altra economia”: agricoltura biologica, distretti d’economia solidale, gruppi d’acquisto, finanza etica, commercio equo e solidale, editoria non profit, software libero.Tutti settori in crescita, simbolo di un nuovo approccio alla produzione e al consumo. Una nuova visione dell’economia che andrebbe promossa e sostenuta e che invece non è presa neppure in considerazione negli oltre 200 articoli della Finanziaria.
Spese militari e cooperazione
Sulle spese militari non solo non si è osservata un’inversione di tendenza, ma addirittura c’è stata un’accelerazione. Nella legge Finanziaria – esclusa la tabella del Bilancio del Ministero della Difesa – ci sono ben 3 miliardi e 230 milioni in più per le spese militari; 1 miliardo per un fondo – presso il Ministero dell’Economia – per le spese delle missioni militari (che pure se stralciato come fondo automatico, rimane come fondo cui attingere); 1 miliardo e 700 milioni per investimenti nei sistemi d’arma ad alto contenuto tecnologico; 400 milioni per “esigenze di mantenimento della difesa”; 20 milioni per un “programma straordinario di edilizia” per alloggi del personale delle forze armate; 60 milioni per le fregate Fremm; 50 milioni per il programma caccia EFA. Nella Tabella di Bilancio della Difesa, le spese militari passano da 17,782 miliardi a 18,134 miliardi di euro: un aumento di circa il 2%. Da ricordare che la regola per il blocco del turnover dei dipendenti pubblici non è applicata alle Forze Armate. A fronte di ciò va ricordato che per il servizio civile ci sono in Finanziaria solo 50 milioni d’euro in più rispetto all’anno scorso, largamente insufficienti rispetto al numero delle domande accolte. Di fronte a tutto questo, il salvataggio della cooperazione allo sviluppo, i cui fondi vengono riportati ai 600 milioni di tre anni fa – una somma anche questa insufficiente ad adempiere a diversi impegni già presi – passa in secondo piano. Se la cooperazione deve servire a costruire la pace, gli sforzi in tale direzione sono oltremodo compensati dai miliardi investiti per le politiche militari e armamentistiche.