Subdoli sponsor
È un pensiero diffuso quello che porta alla conclusione che “io tanto non ci posso fare niente”. Di fronte alle guerre, alle ingiustizie, a chi è calpestato nei suoi diritti, a chi muore di fame o di sete, spesso ci si sente impotenti. Con la conseguenza di chiudersi e di pensare che tanto non cambia mai nulla. Mentre stiamo per chiudere questa pagina non possiamo non valorizzare e rilanciare quanto papa Benedetto XVI ha affermato nell’angelus di domenica 12 novembre: “Il dramma della fame che, malgrado anche di recente sia stato affrontato nelle più alte sedi istituzionali, come le Nazioni Unite e in particolare la FAO, rimane sempre molto grave.L’ultimo Rapporto annuale della FAO ha confermato quanto la Chiesa sa molto bene dall’esperienza diretta delle comunità e dei missionari: che cioè oltre 800 milioni di persone vivono in stato di sottoalimentazione e troppe persone, specialmente bambini, muoiono di fame. Come far fronte a questa situazione che, pur denunciata ripetutamente, non accenna a risolversi, anzi per certi versi si va aggravando? Certamente occorre eliminare le cause strutturali legate al sistema di governo dell’economia mondiale, che destina la maggior parte delle risorse del pianeta a una minoranza della popolazione.Tale ingiustizia è stata stigmatizzata in diverse occasioni dai venerati miei Predecessori, i Servi di Dio Paolo VI e Giovanni Paolo II.Per incidere su larga scala è necessario ‘convertire’ il modello di sviluppo globale; lo richiedono ormai non solo lo scandalo della fame, ma anche le emergenze ambientali ed energetiche”.
Anche alla luce di questo invito a “convertire” il modello di sviluppo, lo stile di vita, ci sembra importante un cammino iniziato da quasi un anno che vuole essere un esempio concreto di possibile cambiamento, a partire dalle scelte di ognuno, personali o comunitarie. Ne parliamo con Fabio Corazzina, coordinatore nazionale di Pax Christi.
Verso un codice etico
“Le nostre comunità cristiane, le parrocchie, i gruppi, la CEI, la Caritas, i centri missionari ecc. maneggiano del denaro. Il fine, però, non giustifica i mezzi, non giustifica qualsiasi uso e qualsiasi sponsor. Per questo stiamo pensando, insieme all’Ufficio della Pastorale Giovanile Nazionale, un codice etico per le sponsorizzazioni delle nostre attività. In modo che nessuna attività ecclesiale sia sponsorizzata da ditte o banche che contemporaneamente sono coinvolte in produzione di armi, finanziano la devastazione di alcuni territori o sono responsabili di gravi ingiustizie che affamano o uccidono tante persone”. “Questo cammino – continua don Fabio – è partito dal convegno promosso dalla campagna Banche Armate, lo scorso 14 gennaio a Roma, nato dalla nostra contestazione all’utilizzo come sponsor della GMG a Colonia, della Banca di Roma.
A quell’incontro era presente, oltre al Direttore Generale di Capitalia (gruppo di cui fa parte la Banca di Roma) anche il dott. Marcello Bedeschi, responsabile dell’organizzazione delle Giornate mondiali della Gioventù. In quella sede si è chiesto che tutte le nostre realtà ecclesiali non utilizzino come sponsor e non mettano i propri soldi in banche coinvolte nell’export di armi, e Capitalia, secondo la relazione del Governo, era tra le prime ‘banche armate’. Il denaro usato in modo intelligente per far crescere una mentalità nuova.
Da quel primo incontro è nato un dialogo interessante, che tuttora continua, fra Pax Christi, la Pastorale Giovanile Nazionale, il dott. Bedeschi e altre persone che seguiranno il settore economico e l’organizzazione della prossima GMG a Sidney e di altre giornate nazionali. Con loro si è aperto un dialogo per arrivare concretamente a scrivere un codice di sponsorizzazione etica per queste giornate.
Un altro momento importante è stato lo scorso mese di settembre, in cui la Pastorale Giovanile ha presentato il progetto triennale delle proprie attività. In quella sede assembleare, Marcello Bedeschi ha fatto riferimento al lavoro con Pax Cristi per la gestione etica dei fondi, anche per la giornata con i giovani a Loreto, il prossimo 1-2 settembre 2007. Altro passaggio importante – continua don Fabio – è ora arrivare concretamente a scrivere e approvare questo codice. Sarebbe certamente un passo in avanti importante.
Ci piacerebbe riuscire ad approvarlo prima della marcia della pace del 31 dicembre, a Norcia”. Speriamo che si possa arrivare davvero a questo codice etico.Speriamo di poterne parlare presto nelle pagine di “Mosaico di pace”. L’invito di Benedetto XVI a convertire questo modello di sviluppo è da non far cadere. E la responsabilità è delle varie comunità cristiane, dei gruppi ecc., delle loro scelte grandi o piccole, ma comunque importanti.