Il mostro JSF 35
Un
nuovo aereo da guerra? Certo! Si chiama Joint Strike Fighter, più semplicemente
JSF 35. Se ne sentiva proprio la mancanza! Il progetto ne prevede
l’assemblaggio all’aeroporto militare di Cameri (Novara). Sul territorio ci
si sta mobilitando da quando si è saputo di questo accordo. Vediamo brevemente
di capire cosa accade.
Le
tappe di un accordo
Dicembre
1998: Memorandum di accordo tra USA e Italia per partecipare al programma Joint
Strike Fighter. Ottobre 2001: Lockheed Martin vince la gara per sviluppo e
produzione del JSF. Maggio 2002: il Senato italiano dà il via libera alla
partecipazione italiana. Agosto 2004: L’Italia fa il pieno di contratti
aziendali: Alenia, Finmeccanica, Datamat, Galileo Avionica, Piaggio... per 138
milioni di dollari già ottenuti e altri 515 impegnati (www.disarmo.it).
13 giugno 2006: “Nel programma JSF, l’Italia ha finora investito 1.028
milioni di dollari, mentre i contratti già firmati dall’industria italiana
sono 870 milioni di dollari. La partecipazione dell’Italia al programma per il
Joint Strike Fighter garantirà 10.000 posti di lavoro in Italia per i prossimi
45 anni e fornirà all’industria italiana un volume d’affari di quasi 10
miliardi di dollari” (Generale Tricarico, capo di Stato Maggiore
dell’Aeronautica militare. ANSA).
Questi i dati. Da qui gli incontri, le iniziative, le interpellanze
parlamentari... anche perché il sindaco di Cameri e il presidente della
Provincia di Novara, entrambi di centro-sinistra, hanno espresso subito parere
favorevole a questo progetto. “Sergio Vedovato, presidente della Provincia di
Novara, legge ai giornalisti il Comunicato di G. Magliano, direttore generale
per la cooperazione economica e finanziaria del ministero degli Esteri italiano:
per l’area di Cameri è previsto un investimento di 250 milioni di euro, 1000
posti di lavoro per 10 anni, 200 diretti e 800 indiretti, per l’installazione
all’aeroporto militare di Cameri di una linea produttiva per l’assemblaggio
di JSF35. L’intera operazione ha un valore di 860 milioni di dollari. Il
memorandum di intesa con gli USA e altri dovrebbe essere firmato entro fine
anno. (La Stampa,
25 luglio 2006).
Cittadini
contro...
Sul
territorio è nato un tavolo di lavoro “Cacciabombardieri a Cameri: quale
futuro?” che ha organizzato vari incontri e continua a lavorare per una vera
informazione e per tentare di far cambiare orientamento non soltanto alle
amministrazioni locali ma soprattutto al Governo, modificando già subito alcuni
capitoli di spesa previsti nell’attuale finanziaria per il 2007. “I caccia
Joint Strike Fighters – scrive il tavolo di lavoro – sono bombardieri da
guerra aerea, trasportatori di bombe e potenziali trasportatori di testate
nucleari. Costeranno ai cittadini italiani da 150 a 250 milioni di euro l’uno
(totale da 20 a 30 miliardi di euro per ordinazione prevista: 131 velivoli!).
L’Italia è partner di 2° livello... Si tratta di un progetto costosissimo
(già versato un miliardo per entrarci) e lungo, che allontana l’Italia da un
quadro di riferimento europeo e la lega alle scelte e ai tempi del Pentagono e
che stona vistosamente con le attuali esigenze di contenere la spesa pubblica.
Un progetto che nasce a livello militare-industriale, ma non piace a tutti gli
esperti militari e a tutti i generali; un progetto al quale dicono no altri
Paesi europei e altre forze politiche europee”. “Da ultimo la questione
morale – continua il documento del tavolo di lavoro – e questa riguarda
ognuno di noi come persona e nella collettività.
...per
attuare culture di pace
“Ci aspettiamo che una provincia che ha aderito al Coordinamento Nazionale Enti Locali per la pace voglia tradurre la cultura di pace in scelte politiche nuove, in buone pratiche concrete; e che coerentemente si opponga alla proposta di assemblaggio degli JSF35 all’aeroporto di Cameri. Anche questa è un’occasione di cambiamento”. Ovviamente il “no” non vuole essere solo un “no” per un problema locale... È un “no” che vale anche per l’aereo più “europeo” Eurofighter e per tutte le spese militari, un businnes sempre in aumento. L’Italia è al 7° posto nel mondo per spese militari con una spesa annua pro capite di 484 dollari. Sono dati che fanno pensare sia a tutte le vittime delle guerre, sia alle vittime della fame e della sete.