Come l'olio e l'acqua. La Chiesa e i poveri
La Chiesa di Paolo VI, quella di Giovanni Paolo II e oggi di Benedetto XVI. La Chiesa di Ballestrero e di Ruini, oggi di Bagnasco. La Chiesa della mediazione e della presenza, quella dei nostalgici del rito tridentino e delle comunità di base.
La Chiesa dei Papaboys e quella delle bandiere arcobaleno. Per capire quale sia il volto, oggi, della Chiesa italiana bisogna fare alcuni passi indietro. Ritornare “sui sentieri del Concilio”, come sostiene papa Ratzinger, per capire dove quelle strade abbiano portato il popolo di Dio che vive più prossimo al Cupolone di san Pietro. Con tutte le conseguenze che ne derivano.
Il dossier che proponiamo in questo numero cerca di leggere i decenni che abbiamo alle spalle esaminandoli attraverso alcune lenti: la pastorale, la politica, il sociale, l’economia. Chi scrive lo ha fatto in piena autonomia, scegliendo registri e prospettive diverse, e parlando di una storia che in qualche modo ha vissuto in prima persona. Condividendo “gioie e dolori”, come dice la Gaudium et spes, di uomini e donne che la storia della Chiesa italiana l’hanno scritta con la propria testimonianza e talvolta sofferenza.
Un ulteriore tassello va forse aggiunto per dare un ulteriore contributo al dibattito. Perché se “il mezzo è contenuto”, come diceva McLuhan, allora forse ciò che oggi la Chiesa è e appare in Italia, in tutta la sua complessità, è in qualche modo anche il risultato di come è stata raccontata.
Fu durante il Concilio che Paolo VI, nel 1966, volle aprire la sala stampa vaticana. Da quel momento gli esperti di attualità religiosa diventarono attenti ai dibattiti che nascevano all’interno della Chiesa (teologia della liberazione, comunità di base, celibato...).
Ma a poco a poco, e non solo sulla stampa, questi temi sono passati in secondo piano e i media, come è avvenuto per tutta l’informazione, hanno cominciato a mettere in risalto gli aspetti più esteriori, luccicanti, emozionanti di un fatto: le ragioni, gli approfondimenti, i motivi degli eventi o anche il dibattito sugli stessi è stato completamento dimenticato.
Il tutto condito da un ossequio generalizzato nei confronti di tutto ciò che sia ecclesiastico. O, cosa avvenuta negli ultimi anni, da un laicismo esasperato e chiuso al dialogo.
A questo va aggiunto il cambiamento dell’informazione religiosa in Italia cui ha contribuito il pontificato di Giovanni Paolo II, come rileva il sociologo Stefano Martelli.. Woytjla era un uomo che bucava lo schermo, per dirla in gergo televisivo e aveva centrato sulla sua figura l’interesse generale dei media.
E questo spesso ha avuto due conseguenze negative: da un lato era l’immagine del Papa che colpiva, ma c’era una perdita di attenzione verso il contenuto dei suoi discorsi; dall’altra è come se i fedeli avessero avuto un rapporto diretto con il Papa, ma senza nessun legame vitale con le chiese locali: insomma c’era gente che conosceva il Papa ma non il suo parroco!
In Italia oggi l’informazione continua a premiare i vertici della Chiesa, dà loro una maggiore visibilità. Se si guarda la tv o si leggono i giornali sembra che papa e vescovi siano gli unici attori sociali, che non esista una base (per non parlare delle altre comunità cristiane e le altre fedi religiose che, a parte emergenze o folklore, sembrano dimenticate).
La qual cosa ha anche un effetto sulla comunicazione tra i vertici della Chiesa e quelli della società: si ha una comunicazione orizzontale diretta tra i vertici, e non più circolare tra i singoli vertici e le rispettive basi.
Un meccanismo che rischia di delineare un modello di Chiesa diverso da quello, pensato dal Concilio, del popolo di Dio.
Anche per questi motivi, per guardare con più lucidità al futuro, occorre fare uno sforzo di memoria, tornare alle radici e rileggere la storia di questi anni.
Sommario:
Primavera conciliare
Dall’irruzione di una Chiesa fraterna, fortemente voluta da Papa Giovanni, alla decisione di esserci nel dibattito politico e culturale. Cosa accadrà nel prossimo futuro?
Angelo Bertani
Capolinea: clericalismo
L’analisi di padre Sorge: “L’assenza della voce di un laicato maturo espone la gerarchia all’accusa di ingerenza”.
Intervista di Vittoria Prisciandaro
Prima i poveri
La Teologia della Liberazione aveva lanciato lo slogan della scelta preferenziale, ma oggi i poveri
sono lontani dalle premure ecclesiali.
Annachiara Valle
Non più sordi
Sulla scia del vescovo di Magonza, Astfel Kettler, la Chiesa italiana dovrebbe trovare nuove strade per ancorare il Vangelo alla storia e per creare le basi per una economia di giustizia.
Vittorio Sammarco
La croce e lo scettro
Da Loreto al Family Day, la storia di un prete di provincia diventato stratega nel nome di Wojtyla.
Marco Damilano
I testi integrali del dossier non sono disponibili on line.
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