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Diritti umani per tutti

Alla vigilia dello storico appuntamento della marcia Perugia-Assisi, un’esortazione a riflettere sulla necessità di costruire una nuova politica di pace e ad assumerci ogni responsabilità per i tanti diritti violati.
Flavio Lotti (coordinatore nazionale della Tavola della pace)

Il modo in cui Alex ha attaccato la Tavola della pace mi ha fatto riflettere. È stato un attacco netto, diretto, senza esitazioni e reticenze. Alex lo ha fatto d’istinto, senza nulla concedere al dubbio: “Sarà vero?”. Dall’altra parte del telefono una giornalista della sua Nigrizia lo aveva interpellato con un scoop: “La Tavola della Pace ha deciso di abolire il termine ‘pace’ dalla sigla della prossima edizione della marcia Perugia-Assisi”. La sentenza di Zanotelli è stata immediata e tranciante: “Un modo per togliere dall’imbarazzo tanti politici”.
Togliamo subito di mezzo la menzogna e poi riflettiamo sulla sostanza. La menzogna è lo stravolgimento della Marcia Perugia-Assisi, la rottura della tradizione capitiniana, l’abolizione della parola pace, il maldestro tentativo di “togliere dall’imbarazzo i politici”. Nulla di tutto questo ha il minimo fondamento nella realtà delle cose, di quei fatti a cui tutti amiamo richiamarci salvo poi

L’agenda politica dei diritti umani
La 7° Assemblea dell’ONU dei Popoli cade quest’anno nell’Anno Europeo delle Pari Opportunità per Tutti, nel 50° dei Trattati di Roma, alla vigilia del 60° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, del 60° anniversario della Costituzione della Repubblica Italiana, dell’Anno Europeo per il Dialogo Interculturale, dell’Anno Internazionale del Pianeta Terra. Il significato di queste coincidenze è che la bussola dei diritti umani deve realmente guidare l’azione politica dalla Città all’ONU. I diritti umani interpellano l’Agenda della politica”: così i proff. Antonio Papisca e Marco Mascia introducono un prezioso contributo redatto in preparazione della marcia Perugia-Assisi. Una riflessione, attuale quanto urgente, sull’impegno politico delle Istituzioni internazionali, dell’Italia e di ogni cittadino perché la Pace non sia un assioma teorico e privo di contenuti ma si traduca in una concreta attuazione delle norme che garantiscono a ogni persona diritti e tutele.
dimenticare di andarli a verificare. Tutte queste dicerie che hanno alimentato commenti acidi e preoccupazioni legittime sono pura menzogna e come tali vanno trattate.
La prossima Marcia Perugia-Assisi non solo servirà a rilanciare la nostra forte domanda di pace e di giustizia ma contribuirà a renderla ancora più credibile e concreta. Quella del 7 ottobre sarà una grande occasione per rilanciare il nostro progetto nonviolento, un progetto tanto ambizioso quanto irrinunciabile; per proporlo ancora una volta ai molti che ancora lo iscrivono al mondo dei sogni e che si rifiutano persino di considerarlo nei suoi elementi di ormai evidente realismo.
La sostanza di tutta questa vicenda sta invece nell’accusa che Alex rivolge d’impulso alla Tavola della pace. La Tavola, sembra dire Zanotelli, è complice di una certa politica che parla di pace ma poi è pronta a fare la guerra, ad aumentare le spese militari, a costruire la base di Vicenza.
Voglio troppo bene ad Alex per far finta di nulla. Non per difendere la Tavola della pace da un fatto inesistente ma per sollevare io stesso alcune domande. È possibile costruire la pace senza fare i conti con la politica? Cosa vuol dire fare i conti con la politica? Quale rapporto ci deve essere tra i “costruttori di pace” e i “politici”? In che modo si può stabilire un rapporto costruttivo con la politica senza minare l’autonomia del movimento per la pace? Come può il pacifismo contribuire alla costruzione di una politica di pace? E, in Italia, cosa significa tutto questo?
Credo sia venuto il tempo di affrontare questo nodo a viso aperto. Discutiamone. Anche su “Mosaico di pace”. La crisi della politica, quella nazionale come quella internazionale, è così profonda da coinvolgere tutto e tutti. Non so nemmeno se e quando ci saranno le condizioni perché maturi una soluzione positiva. So che chi vuole la pace non può restare alla finestra. Sbaglieremo. Ci sporcheremo le mani. Forse. È possibile. Ma la posta in gioco è così alta che dobbiamo provare a fare la nostra parte. Chi vuole la pace ha bisogno della politica come noi abbiamo bisogno dell’aria per respirare. Non basterà una marcia. Ne serviranno molte ancora. La prossima è il 7 ottobre.

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